cerca specie

Prova il motore di ricerca per le specie (non funziona con firefox)


30 ottobre 2014

Moina

Moina è un crostaceo appartenente alla famiglia Moinidae (ordine dei Cladocera come la Daphnia). Di fatto le specie appartenenti alla famiglia Moinidae sono molto simili alle Daphnia ma più piccole (circa 1-1.5 mm per le femmine adulte e 0.5 mm per i maschi).

Moina micrura
foto di Haney, J.F. et al. "An-Image-based Key to the Zooplankton of North America"
University of New Hampshire Center for Freshwater Biology <cfb.unh.edu>


Le dimensioni molto limitate della Moina la rendono un ottimo cibo vivo per piccoli pesci, ma anche per avannotti. Inoltre rispetto alla Daphnia è possibile ottenere una concentrazione decisamente maggiore di esemplari per litro (5000 Moina/litro rispetto a 500 Daphnia/litro). La raccolta può avvenire sifonando dal fondo se si raccolgono in pieno giorno, mentre al buio è possibile illuminare con una torcia (puntata da sopra verso l'esterno) un angolo del contenitore ed aspettare 1-2 minuti che esse vengano attirate in superficie.

Moina attirate dalla luce
Moina attirate dalla luce


Condizioni di vita di Moina sp.


Moina vive in bacini idrici con corrente ridotta o inesistente (soprattutto paludi, stagni, laghi, fossi) dove il materiale organico in decomposizione forma un alimento particellato che finisce in sospensione (o che alimenta alghe verdi unicellulari, conosciute comunemente come fitoplancton).
Essendo capace di sintetizzare emoglobina la Moina non è in alcun modo legata alla quantità di Ossigeno in acqua, inoltre è anche molto resistente alle variazioni di temperatura sopportando una temperatura che va da 5°C a 31°C (in natura un bacino d'acqua non scende mai sotto i 4°C ad eccezione della eventuale superficie ghiacciata). La temperatura ideale è tra i 24 e i 31°C, il pH dovrebbe essere tra 7 e 8 (KH almeno 4 per evitare variazioni) e il GH non deve essere eccessivamente basso, idealmente GH 8-12.

L'illuminazione è utile per la formazione di microfauna di cui Moina sp. si nutre, la luce diretta del sole non è consigliabile ma non è un problema se non fa salire la temperatura sopra i 31°C (meglio comunque limitare l'esposizione diretta a massimo un paio d'ore nei mesi non estivi).

In caso di temperature troppo estreme o di condizioni biologiche di non sopravvivenza Moina sp. produce degli esemplari maschi, con i quali si accoppia per deporre le uova. In questo caso la coltura tende a collassare ma basterà attendere una situazione migliore (o cercare di riprodurre condizioni migliori) per farla ripartire. Eventualmente è anche possibile far asciugare la coltura e raccogliere il fondo che conterrà molte uova. Quando le condizioni sono ideali invece esemplari maschi non vengono prodotti e le femmine fanno nascere nuove femmine, in questo caso la coltura prolifera velocemente.

Una mia impressione è che le variazioni di durezza dell'acqua possano causare il collasso della coltura in quanto ricreano quella situazione in cui le pozze si asciugano. In questi casi la Moina deve produrre le uova per sopravvivere in caso di siccità. Bisogna per questo motivo fare attenzione al GH delle colture che non deve aumentare troppo velocemente.

Moina è estremamente sensibile ai pesticidi, ai metalli (ad esempio, rame e zinco), ai detergenti o candeggianti e altri materiali tossici. Per questo motivo bisogna fare molta attenzione ai materiali che utilizziamo, soprattutto io consiglio di lasciar riposare l'acqua di rubinetto (se le caratteristiche sono adatte) per almeno 7 giorni rispetto ai 2-3 che normalmente vengono consigliati.

Inoltre bisogna fare attenzione agli strumenti ed ai contenitori utilizzati che dovrebbero essere sterilizzati spesso evitando l'utilizzo degli stessi per altre colture o per l'acquario. Questo per evitare di inserire nella coltura dei predatori di Moina che a volte giungono involontariamente ma possono comportare una strage. Per lo stesso motivo meglio non utilizzare acqua dei cambi o presa da vasche esterne.

Nemici della Moina, i predatori


Il peggior nemico della Moina è l'Hydra che con i suoi tentacoli può far strage di piccoli esemplari di Moina e colonizzare tutte le superfici verticali (difficilmente le troviamo sul fondo). Con contenitori trasparenti o semi-trasparenti è possibile controllare le pareti e tentare la rimozione delle Hydra, se questo non fosse possibile è necessario riavviare la coltura e sterilizzare il contenitore. La rimozione manuale può essere fatta con una siringa alla quale viene applicato un tubo per areatori per prolungarla, bisogna fare molta attenzione perchè l'Hydra al minimo sentore di pericolo si ritrarrà su se stessa diventando quasi invisibile.
Se non si riesce ad affrontare il problema con la rimozione manuale sarà necessario eliminare la coltura (utilizzandola per nutrire i vostri pesci) e farne ripartire una nuova dopo aver sterilizzato contenitori e strumentazione.

Per chi volesse intraprendere la coltura in casa di Moina consiglio di fare ricerche di immagini e video delle Hydra finchè non si avrà una buona conoscenza di questo splendido ma spietato predatore, dovete saperlo riconoscere se non volete trovarvi ad affrontare un nemico invisibile.

Clicca Hydra viridis acquario per cercare con google immagini oppure visualizza il video qui sotto:



 

Altri predatori più facili da riconoscere sono scarabei o larve di libellula che sono sicuramente di grandi dimensioni e facilmente riconoscibili, anche le planarie potrebbero essere nocive ma non ho trovato informazioni in merito.


Le colture di Moina sono spesso accidentalmente contaminate con rotiferi, in particolare Brachionus e Conochilus che possono essere nocivi in quanto ostaconalo il movimento e l'alimentazione delle Moina. Ci sono diversi rimedi come la filtrazione o l'esposizione a temperature elevate o riducendo drasticamente i livelli di ossigeno (quest'ultimo mi sembra migliore).

Alimentazione di Moina sp. nelle colture indoor


Per allevare la Moina in casa bisogna studiare una alimentazione efficace che sia semplice da ottenere e nello stesso tempo garantisca una crescita veloce. Esistono tante soluzioni, ognuno ha la sua ricetta e non voglio fare un elenco di tutte le possibili soluzioni, mi limiterò a dare alcune indicazioni e a segnalare a fondo pagina una serie di link dove raccogliere informazioni in merito.

Fitoplancton: probabilmente è la soluzione migliore perchè non è molto inquinante ed è facilmente partizionabile, inoltre è uno segli alimenti migliori per molte altre colture e anche per l'allevamento di avannotti piccolissimi. Le problematiche del Fitoplancton sono legate alla gestione: deve essere fertilizzato (cosa che probabilmente sarà molto semplice per chi ha un acquario di piante che viene fertilizzato) e necessita di un impianto di illuminazione ed un ossigenatore. Forse un giorno inizierò questa avventura ma al momento preferisco ridurre la tecnologia e la gestione, studiando soluzioni alternative e quanto più possibile semplici come gestione.
Il dosaggio è molto semplice, si somministra e si attende che l'acqua torni trasparente. Molte persone non diluiscono il Fitoplancton nella coltura ma utilizzano Fitoplancton non diluito per far partire una nuova coltura, quando questa diventa trasparente utilizzano parte delle moine per una nuova coltura e il resto per alimentare i pesci.

Lievito di birra: questo alimento non può mancare, è facile da gestire e bisogna fare soltanto attenzione a non dosarne troppo, ecco la procedura per utilizzarlo:
  • Preparare 1 litro di acqua con gli stessi valori della coltura e metterlo in frigorifero per 1 ora o più.
  • Inserire circa 6 grammi (1 quarto di cubetto) di lievito di birra non invecchiato e agitare moderatamente fino a quando il lievito è completamente sciolto.
  • Rimettere in frigorifero la bottiglia, fare attenzione a mantenere sempre al fresco il lievito e la soluzione
  • Conservare in frigorifero per massimo 7 giorni dopo di che preparare una nuova soluzione.
  • Versare in un contenitore pulito la quantità giornaliera necessaria (io utilizzo un bicchiere in vetro che sciacquo dopo l'utilizzo con acqua di rubinetto e poi lascio asciugare all'aria).
  • Lasciare all'aria aperta e dosare con una siringa pulita che verrà utilizzata soltanto per questa procedura.
  • Per una coltura molto popolata il dosaggio è di 3.5 ml per litro di coltura.
  • Per colture meno popolate dosare 1/4 o 1/2 di 3.5 ml per litro di coltura e magari dividere il dosaggio in 2 sessioni da somministrare mattina e pomeriggio.
  • Attenzione a non overdosare, può causare il collasso della coltura (in caso di errore diluire la coltura con acqua pulita che abbia gli stessi valori della coltura).


Infuso vegetale: si può utilizzare l'erba medica o anche il fieno per i conigli con le quali fare una sorta di tè, probabilmente vanno bene anche altri vegetali ma vista la semplicità di reperimento non ho voluto cercarne altri. Il dosaggio è difficile da calcolare in grammi preferisco fare ad occhio: prendo l'equivalente di fieno che se appallottolato ha la dimensione di una noce e lo faccio bollire in microonde in un bicchiere con acqua di osmosi, mezzo bicchiere va bene per circa 10 litri di coltura. Utilizzo l'acqua di osmosi perchè devo bollire e voglio evitare di far precipitare sostanze che potrebbero attivare la nascita di esemplari maschi di Moina con un conseguente collasso della coltura.

L'infuso di fieno per conigli che utilizzo non è molto inquinante quindi si può dosare in quantità maggiori senza grossi problemi anche se non penso sia necessario, inoltre è possibile prepararne in quantità maggiori e conservarlo in contenitori puliti se si vuole risparmiare tempo.

Sicuramente va bene anche l'acqua di cottura che si ottiene da molte delle verdure che normalmente bolliamo in cucina (cicoria, indivia, spinaci), se volete fare un test potete procedere in questo modo:
  • Assicurarsi che le verdure non siano state trattate con pesticidi o altre sostanze tossiche.
  • Utilizzare per la cottura contenitori ben lavati che non contengano residui di sapone.
  • Bollire diverse verdure (stesso peso per ogni verdura) e mettere da parte l'acqua di cottura.
  • Quando bolliamo verdure per noi aggiungiamo il sale, questo non va bene per la Moina. Se non utilizziamo il sale potremmo utilizzare l'acqua di cottura.
  • Preparare diverse colture di Moina in contenitori da 1 litro (uno per ogni tipo di verdura da provare).
  • Alimentare ogni coltura con un differente liquido di cottura.
  • Alimentare  anche con soluzione di lievito di birra (leggi sopra per preparazione e dosaggio).
  • Valutare i risultati dopo 5-7-10-15 giorni.
Infuso di cereali: è una soluzione molto nutriente ma eccessivamente inquinante, teoricamente fa parte della mia ricetta ma al momento lo ho escluso perchè non voglio rischiare di uccidere una coltura di Moina. In futuro proverò una coltura di test. La preparazione prevede di bollire una piccola quantità (circa un cucchiaino) in un litro d'acqua d'osmosi, filtrare per togliere il residuo e dosare giornalmente in piccole quantità. La soluzione ottenuta deve essere conservata al fresco per evitare una eccessiva esplosione batterica e probabilmente deve essere consumata in 24h. La procedura necessita di alcuni test per essere migliorata.

La mia migliore ricetta attuale (verrà aggiornata se cambio ricetta):
3.5 ml di soluzionedi acqua e lievito di birra per ogni litro di coltura (leggi sopra i dettagli per colture poco popolate
10 ml  di infuso di acqua d'osmosi e fieno per conigli (fatto bollire 1-2 volte per estrarre il massimo di nutrienti) per ogni litro di coltura

Contenitori per la coltura di Moina sp.


Non mi piacciono molto i contenitori in vetro e anche se la loro perfetta trasparenza sarebbe sicuramente utile preferisco evitare contenitori che possono rompersi.

Contenitore per mozzarelle da un litro con Moina
Contenitore per mozzarelle da un litro con Moina


Per quello che riguarda la proporzione tra le varie dimensioni bisogna cercare di mantenere contenitori con una buona superficie di contatto con l'aria quindi eviterei le bottiglie (ma questa cosa necessita di qualche test). Ecco una lista di contenitori che reputo utili:
  • Contenitori da un litro (quelli utilizzati per le mozzarelle sono ottimi, vanno soltanto sciacquati con acqua di rubinetto dopo averli svuotati dalle mozzarelle).
  • Contenitori in plastica ad uso domestico da 5 o 10 litri che devono avere un elevato grado di trasparenza per permettere un miglior controllo.
  •  Contenitori di maggiori dimensioni sono ugualmente utilizzabili ma poco pratici se devono essere spostati quando sono pieni. Contenitori da 50 litri sono più adatti alla coltura esterna.
Contenitori di maggiori dimensioni sono scomodi e troppo grandi per l'allevamento in casa, inoltre è meglio utilizzare tanti contenitori con meno litri per evitare il collasso di una coltura (almeno 2-3 contenitori).

Se avete bisogno di una piccola dose giornaliera 10 contenitori da 1 litro potrebbero essere un'ottima soluzione, mantenendone 7-8 sempre con colture attive. Altrimenti 2-3 (o più) contenitori da 10 litri sono necessari se si vuole avere una produzione maggiore (anche con contenitori grandi è sempre utile averne un paio da un litro da utilizzare per preparare nuove colture in caso di reset di quelle nei 10 litri).

Contenitori da 10 litri con coltura di Moina
Contenitori da 10 litri con coltura di Moina


Pulizia dei contenitori: è sempre bene avere qualche contenitore in più di cui almeno uno non utilizzato da pulire e disinfettare per sostituire colture vecchie con delle nuove. Ogni coltura andrebbe resettata ogni 60 giorni massimo facendo attenzione ad utilizzare una coltura di partenza non infettata dalle Hydra o altri organismi. I contenitori da un litro sono ottimi per creare colture di partenza che poi possono essere trasferite in contenitori più grandi (o in più contenitori da 1 litro) perchè ci permettono di controllarle ed essere sicuri che siano non contaminate. I contenitori che svuotiamo devono essere puliti e lasciati asciugare (possibilmente al sole); per la pulizia possiamo utilizzare semplice acqua di rubinetto o meglio una soluzione al 30% di acido muriatico (in 70% di acqua di rubinetto).

Allo stesso modo è utile pulire gli strumenti che utilizziamo per gestire le colture (siringhe o altro), questi strumenti dovrebbero essere dedicati alle sole colture di Moina e non entrare in contatto con altre colture o con l'acqua dell'acquario.

Allestimento di una coltura di Moina sp.


L'acqua come già detto deve essere con le seguenti caratteristiche:
pH 7-8
GH 8-12 (ottimale, ma possiamo avere anche valori diversi evitando un GH elevatissimo)
KH 4 o più

Meglio non avere valori troppo bassi di KH perchè in caso di sovradosaggio dell'alimentazione potrebbe essere necessario diluire velocemente la coltura, in questo caso se avessimo a disposizione soltanto acqua di osmosi rischieremmo di avere un KH basso e quindi oscillazioni di pH. Un KH tra 6 e 8 è ideale.

L'acqua non deve provenire da luoghi dove possono essere presenti Hydra o altri possibili predatori

Nel contenitore è bene aggiungere alcune chiocciole (io preferisco le planorbarius) che hanno la duplice funzione di mangiare eventuali detriti e di rilasciare con le feci dei batteri (che vengono utilizzati durante la digestione) che saranno un ulteriore alimento per le Moina.

Nei contenitori si può aggiungere un pò di fieno per conigli (in piccole quantità) che deteriorandosi fornirà cibo per le Moina e le chiocciole.

Molti consigliano di inserire un areatore (solo il tubicino senza la porosa) ma non è necessario e sinceramente lo reputo soltanto una seccatura.

Somministrazione di Moina


Somministrazione per gli avannotti

La Moina può sostituire l'artemia nelle prime fasi di vita dei piccoli pesci, bisogna però fare alcune considerazioni:
Moina inserita nella vasca degli avannotti aiuta a pulire l'acqua nutrendosi degli scarti alimentari che andrebbero ad inquinare l'acqua
Moina inserita nella vasca degli avannotti può costituire un concorrente alimentare
Moina inserita nella vasca degli avannotti almeno 3-4 giorni prima si riprodurrà in modo costante garantendo la presenza di piccolissime Moina di dimensioni uguali o inferiori a 0.2-0.3 mm

Detto ciò penso che se la vasca dove accresceremo i nostri avannotti è molto ben popolata di fitoplancton e piccoli organissmi sarà utile inserire le Moina soltanto quando queste costituiranno un valido alimento, mentre se partiamo da una vasca prima di vita e saremo costretti a iniziare con prodotti come uovo sodo o altre sostanze potenzialmente inquinanti sarà bane inserire le Moina da subito.

Somministrazione per pesci adulti

Raccogliere la quantità di Moina necessaria per le successive 24 ore la sera prima della somministrazione ed isolarle in uno o più contenitori e fornire una alimentazione specifica per modificare leggermente i valori nutrizionali delle Moina. Le Moina nutrendosi di questo cibo diventeranno come delle caramelle ripiene per i vostri pesci.

Ecco alcune alimentazioni dell'ultimo momento:

  • sangue
  • spremuta di aglio
  • decotto di verdure o varie spezie
  • spirulina
  • decotto di paprica (bollire 10g in 1 litro per 15 minuti)

note:
non tutte sono state provate, questo elenco sarà utile anche a me per provare varie combinazioni
alcune possono essere utilizzate come soluzioni alternative per l'alimentazione della Moina

Esperienze sull'allevamento


Tutta la parte relativa alla mia prima esperienza è stata spostata in questa pagina:
Allevamento della Moina, prima esperienza


Bibliografia e link utili per approfondire l'argomento:


Culture Techniques of Moina : The Ideal Daphnia for Feeding Freshwater Fish Fry

The Skeptical Aquarist about Daphnia and Bosmina and Moina species

26 ottobre 2014

Aquascaping e la definizione di acquario naturale

Nella definizione di Acquario naturale l'aggettivo "naturale" viene utilizzato allo stesso modo in cui in televisione utilizzano l'aggettivo ecologico, in televisione ormai è tutto "eco" anche ciò che di ecologico ha ben poco costituendo una fonte di inquinamento con un elevato impatto ambientale. In acquariofilia l'aggettivo "naturale" viene utilizzato da tutti coloro che vogliono darci una percezione non sempre veritiera di qualcosa che di naturale ha ben poco. Andate a leggere le etichette di tutti quei prodotti che trovate sugli scaffali dei negozi specializzati e vedrete quanti prodotti naturali possiamo utilizzare!

Vediamo le definizioni di naturale e di artificiale

Artificiale, ovvero dove è presente l'intervento umano
Naturale, ovvero ottenuto senza l'intervento umano
Un acquario quindi non sarà mai naturale perchè l'intervento dell'acquariofilo porta alla creazione in acquario di un ecosistema artificiale

Ragionando al contrario e cercando di creare una scala di valori, possiamo dire che maggiore è l'influenza umana e maggiore è il grado di artificialità. Quindi potremmo dire che maggiore è l'intervento umano e meno naturale è l'acquario (anche se abbiamo detto che l'acquario non può essere definito naturale).

Whisper of the pines, Serkan Çetinkol. Turkey. 2013 IAPLC Top 27
Whisper of the pines, Serkan Çetinkol. Turkey. 2013 IAPLC Top 27

L'aquascape e l'acquario naturale


Riguardo l'aquascape, mi viene logico pensare che maggiore è la necessità di gestione e meno naturale è l'acquario. Quindi la definizione "Nature Aquarium" non è proprio esatta.

Ma lasciamo perdere i giochi di parole e vediamo cosa è l'aquascaping. La prima volta che parlai con un aquascaper questi mi disse: è un arte che riproduce un paesaggio (come una montagna, un prato con un albero, o altro ancora) all'interno dell'acquario. Quindi, mi viene da pensare, l'aquascaper è un pittore?

Forse si, probabilmente gli aquascaper sono degli artisti prima che degli acquariofili, ma con una grande conoscenza delle piante. Voglio prendere come esempio il vincitore dell'International Aquatic Plants Layout Contest 2012 per confutare questa mia affermazione.

La vasca vincitrice del cinese Zhan Jianfeng IAPL 2012
La vasca vincitrice del cinese Zhan Jianfeng IAPL 2012


Come potete notare abbiamo un bel bosco, con un sentiero e gli uccelli che volano nel cielo. Ma non era un acquario? Guardando molti aquascaper spesso troviamo viali, vialetti, alberi, montagne, nuvole, e chi più ne ha più ne metta. Come si fa a definirli acquari naturali? Io li definirei piuttosto quadri che rappresentano la natura. Non sto dicendo che è brutto anzi, cavolo è stupendo! MA non è un acquario naturale!

Dicevo prima che maggiore è l'intervento umano e più possiamo definire un acquario come artificiale. Nell'aquascape abbiamo piante che devono essere costantemente potate per ottenere certe forme e poi mantenerle, un sentiero che deve essere costantemente tenuto pulito, la fertilizzazione che non deve mai mancare, una buona dose di CO2, ed ovviamente tutte le altre fasi della manutenzione che necessita un qualsiasi altro acquario. Non penso esista un acquario che necessita più manutenzione di questo; anzi sicuramente altri aquascapers avranno acquari che necessitano più manutenzione, ma difficilmente ci troveremo in questa situazione in un acquario dedicato ai pesci e al loro benessere.

Per terminare l'analisi di questo quadro, vorrei farvi notare quei poveri Carnegiella strigata, noti pesci che vivono in superficie. I pesci di superficie che si muovono in branco quando sono inseriti da poco in un acquario tendono a rimanere compatti e a muoversi circa 5-10cm sopra gli elementi d'arredo (piante comprese). Questo ci fa capire che sono stati inseriti (probabilmente insieme alle altre specie presenti) soltanto per la foto perchè normalmente nuoterebbero in modo differente rimanendo sotto la superficie dell'acqua nella zona di minore turbolenza, e possibilmente all'ombra!

Riassumiamo:

Abbiamo un bosco con tanti alberi.
Abbiamo un viale che io sinceramente non ho mai visto in un bosco naturale non frequentato dall'uomo.
Abbiamo alcune piante che vengono portate ad uno sviluppo estremizzato e spesso non presente in natura (questo aspetto non è molto evidente in questo acquario ma lo è solitamente negli altri aquascape).
E per concludere la vasca è stata fotografata sfruttando un atteggiamento dei pesci dovuto ad una fase di stress (non solo per l'inserimento in vasca ma anche per l'eccessiva illuminazione alla quale certi pesci no sono abituati). Sinceramente non vedo un grande rispetto per la natura! E poi li chiamano acquari naturali.



Nonostante la mia allergia per l'aquascape, molte delle conoscenze che ho sulle piante e sui fondi fertili le devo a persone molto competenti che ho potuto leggere soltanto grazie alla loro presenza su alcuni forum di aquascape. Frequentare questi forum è stata un'esperienza che mi ha aiutato a crescere e ad approfondire la mia percezione dell'acquariofilia, un'esperienza che consiglio a tutti pur nei limiti del rispetto delle esigenze delle specie viventi che ospitiamo.

25 ottobre 2014

Biotopo naturale, l'utopia degli acquariofili

Biotopo naturale


Il termine biotopo viene utilizzato in acquariofilia con estrema leggerezza e con un significato che si discosta di molto dal termine scientifico. Penso che la causa di ciò sia dovuta come al solito ai sistemi di informazione (o disinformazione) che nella loro grandissima professionalità utilizzano le parole che hanno un maggiore impatto comunicativo ma ben poco valore in determinati contesti.


Vediamo alcune definizioni per capire cosa è un biotopo:


Odum nel 1971 definisce l’ecosistema come: "l'unità che include gli organismi che vivono insieme in una certa area (comunità biotica o biocenosi), interagenti con l'ambiente fisico (biotopo) in modo tale che un flusso di energia porti ad una ben definita struttura biotica e ad una ciclizzazione dei materiali fra viventi e non viventi all'interno del sistema".


Per permettere a tutti di capire di cosa stiamo parlando non è il caso di complicarci la vita con il concetto di flusso di energia. Quindi nella definizione di ecosistema tralasceremo la definizione data dalla moderna ecologia e ci soffermeremo soltanto sull'aspetto primario che caratterizza ogni ecosistema e che solitamente è pienamente esplicitato nel nome dell'ecosistema (vedi sotto).

Definizioni


L'ambiente è costituito da elementi biotici (esseri viventi) ed elementi abiotici (materia inanimata) tra i quali vi sono dei legami. Ad esempio una pianta potrebbe vivere soltanto su un determinato terreno calcareo.

L'ecosistema è una piccola zona dell'ambiente con una determinata caratteristica predominante (o un insieme di caratteristiche). Quando si decide di studiare un ecosistema quindi si studia quell'area geografica che presenta quella determinata caratteristica.

Un ecosistema potrebbe essere l'ambiente marino alle pendici del vulcano Stromboli (quindi le caratteristiche predominanti che ci interessano sono la presenza del vulcano che modifica l'ambiente naturale, e l'ambiente marino che riceve tale influenza).
Un altro ecosistema potrebbe essere la macchia mediterranea (la caratteristica di questo ecosistema è ovviamente la macchia mediterranea).
Un altro ecosistema potrebbe essere un vigneto del signor Rossi situato in una precisa località della Toscana (ecosistema caratterizzato dalla presenza di piante di Vitis vinifera). Se fossimo dei biologi potremmo raggiungere quel determinato vigneto, analizzarne tutti gli elementi abiotici e biotici e studiare i legami che questi hanno l'uno con l'altro.
Un altro ecosistema potrebbe essere una zona collinare di una certa località della Toscana, e il vigneto del signor Rossi che abbiamo citato potrebbe essere situato all'interno di questa zona collinare (avremmo quindi un ecosistema all'interno di un altro ecosistema).

Come possiamo facilmente intuire gli ecosistemi sono tantissimi perchè sono sovrapponibili dal punto di vista geografico.Ovvero una determinata area geografica può essere un ecosistema, ma può contenere al suo interno altri ecosistemi o parti di altri ecosistemi che si sviluppano anche su zone geografiche vicine.

Possiamo anche dire che il numero "X" di ecosistemi dipende dalla necessità di noi esseri umani di identificare, citare, o studiare, un numero "X" di ambienti con caratteristiche ecologiche particolari. Anche il nostro acquario è un ecosistema (anche se artificiale).


La biocenosi è l'insieme di forme viventi che abitano un preciso ecosistema (piante, animali, etc).
La biocenosi è quindi l'insieme di elementi biotici che fanno parte di un ecosistema.

Il biotopo è l'ambiente fisico di un certo ecosistema (rocce, acqua, terra, etc).


Quindi riassumendo: l'ecosistema è una parte dell'ambiente con una o più caratteristiche di nostro interesse, biocenosi e biotopo sono l'insieme di forme viventi e caratteristiche fisiche che caratterizzano un determinato ecosistema.


Considerazioni sull'utilizzo del termine biotopo


La prima cosa che dobbiamo tenere a mente è che se un biotopo è soltanto un insieme di caratteristiche fisiche, volendo avere anche le forme viventi che abitano tale biotopo dovremmo quindi dovremmo anche riprodurre la biocenosi ad esso collegato (e quindi tutto l'ecosistema). Più è grande l'ecosistema che prendiamo in considerazione e più il nostro intento è utopico.


A questo punto possiamo prendere alcune caratteristiche principali e generiche di questo ecosistema, una piccola parte delle forme di vita (piante,pesci,etc) e parte delle caratteristiche fisiche che possibilmente sono anche adatte alle forme viventi che ospiteremo, ma tutto ciò non è un biotopo perchè come abbiamo detto il biotopo è soltanto l'insieme di caratteristiche fisiche di un ecosistema

Oppure potremmo decidere di prendere come spunto soltanto una piccolissima area di un vasto biotopo (e quindi del relativo ecosistema) e riprodurlo con tutte le forme di vita che vi abitano in un certo periodo dell'anno. Anche questo modo di intendere il biotopo è utopico ed erroneo soprattutto quando citiamo un biotopo troppo vasto e non siamo in grado di identificare quale area di questio biotopo stiamo prendendo in considerazione. Oltre ad essere complicato riprodurre quelle caratteristiche fisiche è totalmente impossibile riprodurre le relazioni che le forme viventi hanno tra di loro e l'ambiente fisico in quell'area che prendiamo in considerazione.

L'acquariofilia è fin troppo piena di miti e favole, ogni tanto bisognerebbe fare un passo indietro anche sulla terminologia, o meglio lasciare i termini scientifici agli studiosi ed evitare di utilizzare parole che non conosciamo.

Un piccolo Biotopo come punto di partenza

L'unico modo che mi viene in mente per realizzare un biotopo è quello di ridurre drasticamente l'area di nostro interesse, ed anche in questo caso avremmo dei problemi. Piuttosto che parlarne genericamente voglio prendere in considerazione il biotopo dell laghetto del mio giardino, un ambiente molto piccolo che dovrebbe essere facile riprodurre in acquario.

Iniziamo dal fotografare il laghetto a varie profondità, fare una lista di tutte le specie viventi che vi abitano e fare una analisi chimica del fondo e delle rocce nei vari periodi dell'anno e vediamo come sorgono subito le prime difficoltà.

Il fondale che arriva a 1.5 metri nelle zone più profonde è una difficoltà perchè ci sono caratteristiche fisico-biologiche troppo differenti dalle zone meno profonde, inoltre alcuni pesci troppo grandi non potrebbero convivere in un acquario più piccolo di 500-1000 litri. A questo punto decido di ridefinire il mio biotopo che non sarà più il mio laghetto ma soltanto la parte meno profonda del mio laghetto.

Ma le difficoltà sono appena iniziate:
Nel periodo primaverile/estivo una gigantesca ninfea copre metà del laghetto impedendo alla luce di giungere sul fondo. In autunno molti insetti come le libellule depongono le loro uova che schiuderanno in primavera aumentando la fauna acquatica. Nel periodo invernale i pesci scendono sul fondo fra la melma in una sorta di letargo. Molte altre specie come rane, rospi, biscie, vivono nei pressi del laghetto e influenzano in diversi modi l'ambiente sommerso nelle varie stagioni.
Il variare delle stagioni e la presenza di specie che non vivono sempre in acqua mi impedisce di portare in acquario tutte le specie viventi che si alternano ed anche le caratteristiche fisiche variano troppo, basta pensare al fondo che è più o meno illuminato a seconda della vegetazione che si sviluppa o regredisce.


Alla fine la maggiorparte degli equilibri presenti tra biotopo e biocenosi nella parte meno profonda del mio laghetto non verrebbero riprodotti e dovrei limitarmi a raccogliere una piccola parte delle specie viventi del mio laghetto e cercare di farle convivere in un acquario. Progetto biotopo = fallito.

Io ho avuto difficoltà a prigettare un biotopo prendendo spunto da pochi metri quadri che conosco bene, pensate alle difficoltà che potete avere in ambienti molto più grandi e di cui sapete pochissimo...


Ci sono altri modi per definire e realizzare un acquario naturale?

Secondo wetman, l'autore di the Skeptical Aquarist, è più corretto parlare di ecotopo che di biotopo
L'ecotopo è un'area che presenta caratteristiche fisiche e vegetazione in modo omogeneo.

Tale definizione di ecotopo trova riscontro in un modo di fare acquariofilia, quello di concentrarsi su poche specie animali e vegetali dando loro la possibilità di popolare tutto l'acquario.

Se io dovessi utilizzare una definizione preferirei quella di Habitat: l'insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie di animali o di piante, o anche dove si compie un singolo stadio del ciclo biologico di una specie.

Ma anche questa definizione non mi soddisfa. Ma cosa ce ne facciamo delle definizioni e delle parole? Forse i nostri pesci vivranno meglio perchè definiremo il nostro acquario un biotopo o un ecotopo o un habitat?


In conclusione quello che possiamo fare è cercare di capire come reagisce una certa specie in varie condizioni e cercare di riprodurre quelle condizioni che più si adattano a quella specie per farla vivere in condizioni ideali. Forse le piante e le caratteristiche fisiche non saranno identiche a quelle del biotopo dove vive quella specie in natura? Si ma questo non vuol dire che i nostri pesci vivranno male perchè saremo riusciti, con piante diverse da quelle di quel famoso biotopo, a ricreare le giuste condizioni di vita.


http://www.skepticalaquarist.com/ecotopes
http://www.ecoage.it/definizione-ecosistema.htm
http://www.ecoage.it/ecosistema.htm

nota dell'autore: non sono soddisfatto delle conclusioni alle quali sono giunto, nonostante questo penso di poter pubblicare l'articolo perchè tutto quello che riguarda l'utilizzo del termine biotopo è stato detto in modo accurato.
probabilmente alcune conclusioni verranno riviste in futuro

-aggiornato il 5 dicembre 2014-

21 ottobre 2014

Bithynia tentaculata e Bithynia leachii

Bithynia tentaculata (Linnaeus, 1758) e Bithynia leachii (Sheppard, 1823)



Bithynia leachii
Bithynia leachii vista da sopra



Bithynia tentaculata e Bithynia leachii sono due specie simpatriche, ovvero che condividono gli stessi habitat e non sono facilmente distinguibili, ecco alcune differenze:

Bithynia tentaculata: 12-15 mm con giri meno prominenti e l'opercolo quasi aderente all'ultimo giro. L'opercolo sembra meno tondeggiante
Bithynia leachii: 5-6 mm con i giri molto più arrotondati e prominenti, l'opercolo è spesso staccato dall'ultimo giro di spira e leggermente più tondo

Nella seguente immagine potete notare la Bithynia leachii (quella più piccola a sinistra) che ha i giri più sporgenti e marcati mentre la Bithynia tentaculata è più compatta.


confronto fra Bithynia tentaculata e Bithynia leachii
confronto fra Bithynia leachii (sinistra) e Bithynia tentaculata (destra)
foto gentilmente concessa da Brian Eversham



Ultimamente sono state individuate due nuove specie italiane mentre sembra che Bithynia leachii non esista in Italia e sia bensì una di queste due specie. Queste informazioni trovano però fondamento nullo studio della morfologia e non hanno un riscontro sul DNA (almeno da quello che ho letto fino ad ora, la materia è molto vasta e non è facile raccogliere informazioni). Qualche dubbio in merito lo si può avere però prendendo in considerazione Richter, T., (2001) in "Reproductive Biology and Life History Strategy of Bithynia tentaculata (Linnaeus, 1758) and Bithynia leachii (Sheppard, 1823)." quando afferma che vi sono numerose variazioni che dipendono dall'ambiente naturale dove queste specie possono vivere. Per semplificare prenderò in considerazione soltanto Bithynia tentaculata e Bithynia leachii.


Bithynia tentaculata vive nelle regioni europee (anche se a causa dell'intervento umano ormai è diffusa anche in Stati Uniti, Canada, ed Asia Occidentale) dove è possibile trovarla in tutti gli ambienti acquatici eccetto i corsi d'acqua montuosi dove la bassa temperatura e la scarsità di cibo ne rendono difficile la proliferazione. Bithynia leachii è presente in Europa e forse nell nord Africa con una minore varietà di ambienti colonizzati rispetto alla B. tentaculata (preferisce gli stagni paludosi).

Bithynia è una piccola chiocciola d'acqua dolce dioica ovvero come per gli esseri umani i sessi sono distinti, anche se è complicato riconoscerli (alcuni studi hanno riscontrato un leggero dimorfismo sessuale in alcuni ambienti acquatici, ma questa carateristica non è sempre presente). La famiglia delle Bithyniidae fa parte dei Prosobranchia (una sottoclasse dei Gasteropoda) ed è munita di un opercolo protettivo che viene utilizzato anche per mantenere l'umidità interna nei periodi di siccità durante i quali riesce a sopravvivere nascosta fra i detriti vegetali. La caratteristica più interessante sono però le branchie di cui è fornita, grazie alle quali riesce a filtrare l'acqua con la duplice funzione di respirazione ed alimentazione. Quando l'acqua ha una bassa concentrazione di Ossigeno disciolto è possibile vederle salire in superficie per la respirazione aerea tramite un sifone che porta l'aria direttamente al polmone, in caso contrario riescono ad abitare anche zone più profonde dove molte specie di chiocciole dulciacquee non riescono a proliferare.


Dettaglio del sifone Bithynia leachii
Dettaglio del sifone di Bithynia leachii


Habitat

Bithynia tentaculata preferisce acque torbide e poco mosse o anche paludose, ricche di vegetazione (come ad esempio i canneti che offrono un ottimo riparo anche dalle temperature più estreme) con una predilezione per detriti e sedimenti. Bithynia tentaculata è estremamente adattabile e riesce a sopravvivere anche in zone con bassa salinità come le foci dei canali e in zone poco ossigenate. Bithynia leachii condivide gli stessi habitat ma come già detto ha una predilezione per i piccoli stagni palustri.




Alimentazione di Bithynia tentaculata e Bithynia leachii

La Bithynia è onnivora ed ha mantenendo la capacità di nutrirsi sul substrato con la radula (un'apice chitinoso da molti erroneamente comparata ad una lingua) con cui raschia patine algali molto morbide e la vegetazione in decomposizione. La radula è situata nella bocca all'apice del suo lungo muso che ricorda vagamente una proboscide.
La Bithynia ha però anche evoluto una apertura alla base delle branchie che gli permette di filtrare l'acqua alla ricerca di piccolissime particelle organiche e di fitoplancton. Sembra che un'acqua eccessivamente limpida non sia l'ideale per la sopravvivenza della specie che necessita probabilmente di una nutrizione completa. Questa informazione è però incompleta e necessiterebbe di maggiori approfondimenti, vista la grandissima adattabilità della specie (soprattutto Bithynia tentaculata).


Bithynia leachii
probabile Bithynia leachii (vista laterale)


Allevamento in acquario di Bithynia tentaculata e Bithynia leachii

Come si può intuire la Bithynia tentaculata e la sorella minore Bithynia leachii necessitano di un ambiente acquatico che non sempre è possibile trovare nella maggior parte degli acquari: detriti sul fondo, vegetazione morta, patine algali, fitoplancton e particelle di detriti organici in sospensione. Ovviamente queste caratteristiche non devono essere necessariamente tutte presenti, del resto l'alimentazione può essere integrata anche con verdura bollita (spinaci, zucchine, carote, etc) facendo attenzione ad evitare prodotti che possano contenere tracce di pesticidi. Acquari avviati da più di un anno nei quali non viene sifonato il fondo possono essere un ambiente sufficiente alla sopravvivenza e riproduzione di questa splendida chiocciola, basta ricordare che sono chiocciole lente e che soffrono la concorrenza alimentare.

Oltre a questo è necessario un pH compreso tra 6.6 e 8.4 ed un GH ideale di almeno 8°dGH. La temperatura ideale è di 18-22°C ma possono sopravvivere anche a temperature estreme nascondendosi nel fondo protette dal loro opercolo.

uova di Bithynia tentaculata
foto gentilmente concessa da Brian Eversham




Bibliografia


Richter, T., (2001). Reproductive Biology and Life History Strategy of Bithynia tentaculata (Linnaeus, 1758) and Bithynia leachii (Sheppard, 1823). Dissertation, Universität Hannover. LINK

Welter-Schultes, F. "Species summary for Bithynia tentaculata (Linnaeus, 1758)". - www.animalbase.uni-goettingen.de LINK  

Welter-Schultes, F. "Species summary for Bithynia leachii (Sheppard, 1823)". - www.animalbase.uni-goettingen.de LINK

Alcune foto gentilmente concesse da Brian Eversham Link alla raccolta foto di molluschi acquatici

19 ottobre 2014

Anodonta e Unio in acquario

Analisi delle problematiche che possono essere riscontrate nella detenzione di Unionidae in acquario o in laghetti esterni.



Anodonta e Unio sono mitili d'acqua dolce della famiglia delle Unionidae, appartengono a questi due generi moltissime specie distribuite in tutto il mondo. In campo acquariofilo (soprattutto per quel che concerne i laghetti esterni) sono molto conosciute e spesso utilizzate per la loro fama di filtratori. Purtroppo si tende ad associare la loro caratteristica di alimentarsi filtrando l'acqua all'azione del filtro meccanico/biologico che viene utilizzato in acquariofilia: Troppa confusione e i soliti esperti che parlano a vanvera creano moltissima confusione rischiando di compromettere gli acquari dei meno esperti. Diciamo subito che non è pensabile sostituire il filtro con degli esemplari di Unionidae ed il risultato è decisamente diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Cerchiamo quindi di chiarire alcuni aspetti generali che dovreste conoscere prima di acquistare questi molluschi.

probabile Anodonta anatina
probabile Anodonta anatina
foto di Bas Kers (NL) https://flic.kr/p/hDNjb2

Alimentazione delle Anodonta e delle Unio


Le Unionidae si nutrono di materiale organico particellato (quindi soltanto materiale organico che ha dimensioni ridotte) ed in gran parte di fitoplancton (che a parte rare eccezioni è quasi totalmente assente negli acquari). Inoltre molte Uninidae si nutrono soltanto di particelle o fitoplancton di una certa dimensione. Possiamo inoltre affermare che sia necessaria una seppur leggera corrente che trasporti questi nutrienti all'interno del mollusco che talvolta non è capace di provvedere da solo alla circolazione dei nutrienti. 
Ecco quindi che le difficoltà di allevamento sono elevate, ed in assenza di fitoplancton l'alimentazione delle Unionidae sarà ulteriormentecompromessa e probabilmente si giungerà alla morte prematura dell'esemplare. Detto ciò, se vogliamo utilizzare il materiale organico come alimento sarà necessario far si che questo venga ridotto alla giusta dimensione (particellato o perticolato che dir si voglia) e resti in sospensione nell'acqua creando una leggera circolazione sul fondo affinchè possa essere filtrato dalle Unionidae.

Insomma, non possiamo aspettarci che questi poveri bivalvi si mettano a razzolare sul fondo raccogliendo tutto quello che trovano come degli spazzini, ne tantomento che riducano l'ammonio e i nitriti presenti, bensì dovremmo creare una situazione dove un mix di materiale organico particellato e fitoplancton rimangano in sospensione (riducendo la visibilità dell'acquario, ovvero ottenendo l'effetto contrario a quello desiderato). Qualora mettessimo in pratica accorgimenti per ottenere questa situazione e l'acqua dovesse diventare limpida, vorrebbe dire che le Unionidae avrebbero utilizzato tutto il cibo disponibile e dovremmo di conseguenza inserirne altro (e quindi sporcare nuovamente l'acqua).

Meno critica è la situazione nei laghetti esterni dove grazie al grande carico organico e alla presenza di pesci che smuovono il fondo le Unionidae riescono a nutrirsi con maggiore facilità.

probabile Anodonta cygnea
probabile Anodonta cygnea
foto di gailhampshire https://flic.kr/p/aqb7Ez

Morte delle Anodonta e delle Unio in acquario


La causa più frequente della morte delle Unionidae in acquario è determinata dalla carenza alimentare, ma in alcuni casi le cause possono essere anche particolari condizioni chimico-fisiche o temperature eccessivamente elevate (alcuni esemplari, soltanto per fare un esempio, muoiono facilmente a temperature superiori ai 30 gradi, situazione che in alcuni casi può verificarsi in estate)

Il problema più grande in caso di morte di questi esemplari è che essendo sotterrati a volte non ci accorgiamo dell'accaduto ed iniziano ad inquinare l'acqua, portando alla morte di tutte le altre specie viventi che ospitiamo. Inoltre, poichè a volte raggiungono dimensioni notevoli, basta assentarsi pochi giorni (soprattutto in estate), per avere l'acqua inquinata in caso di decesso.

Questo aspetto è meno critico nei laghetti esterni con volume elevato dove l'inquinamento dovuto ad un solo esemplare deceduto non crea particolari problemi. Sarà comunque utile posizionare le Unionidae in luoghi facilmente ispezionabili al fine di controllarne periodicamente lo stato di salute soprattutto nei primi periodi dopo l'acquisto.

Riproduzione delle Anodonta e delle Unio


Le Unionidae si riproducono producendo uova (anche 200.000 per esemplare) che rimangono all'interno del genitore per un certo periodo. Successivamente vengono liberati in acqua i glochidi , ovvero delle larve che vivono come parassiti di pesci e talvolta di altri animali come le salamandre per circa 10-20 giorni (fino al completamento della metamorfosi). La durata della fase parassitaria varia a seconda di molti aspetti come la specie di mollusco che si è riprodotto, la temperatura e la specie di pesce ospitante. Si conoscono casi in cui alcuni glochidi riescono a passare tutto l'inverno nella forma incistata e anche casi di glochidi che si staccano da pesci morti o moribondi per cercare una nuova vittima. A completamento della metamorfosi il giovane bivalve esce dalla ciste ed inizia a condurre vita libera.
A seconda della specie i glochidi possono essere muniti o non muniti di un uncino con cui si attaccano al pesce ospitante (anche le specie i cui glochidi non sono muniti di uncino riescono ad attaccarsi al pesce), questa caratteristica ne modifica le modalità di penetrazione ma in ogni caso tutti riescono ad incistarsi.

Bisogna dire che non sempre i nostri acquari hanno le condizioni per favorire la riproduzione, e che non tutti i pesci vengono attaccati dai glochidi (talvolta i glochidi aderiscono al pesce per poi staccarsi dopo pochi giorni se non è la specie adatta. (ma in questo caso il danno è già fatto e vedremo successivamente il perchè).
Cosa succede quando i glochidi si incistano nella pelle (o sulle branchie) dei pesci?

Il glochidio si nutre provocando la rottura delle cellule tessutali del pesce ed assorbendo il contenuto cellulare (Jeong e altri, 1993). Questo aspetto è ancora più pericoloso in cattività piuttosto che in natura perchè i glochidi possono vagare nell'acquario (solitamente muoiono dopo alcuni giorni) dove hanno una maggiore possibilità di infettare tutti i pesci. Esemplari di pesci troppo deboli potrebbero non sopportare questo stress e morire in seguito ad una eccessiva presenza di glochidi incistati.

probabile Anodonta cygnea
foto di Mick E. Talbot https://flic.kr/p/8WmLRc


Effetti secondari della presenza di glochidi incistati sulla pelle o sulle branchie dei pesci


Una interessantissima lettura della ricerca sulle fasi del parassitismo nelle Unionidae mi ha portato a confermare i miei sospetti che tale parassitismo fosse soltanto una concausa dei rischi di mortalità per i pesci in acquario. Per l'esattezza si tratta di "Phases in the Parasitism of the Unionidae" (capitolo "sources of loss" a pagina 80) scritto da Arthur D. Howard e Barry J. Anson (1922).

Ricordiamoci che spesso i pesci che alleviamo sono deboli a causa di:
- Perdita di caratteristiche genetiche legate alla resistenza ad aspetti patogeni dovuta all'allevamento in cattività
- Maggiore efficacia di aspetti patogeni dovuta all'ambiente limitato
- Sbalzi di temperatura, alimentazione non corretta, ed altre problematiche dovute alla gestione

Nella loro ricerca Arthur D. Howard e Barry J. Anson hanno verificato che riproducendo una infezione hanno ottenuto il 100% di pesci infettati mentre in natura soltanto il 3.5% di 674 pesci esaminati, questo è già un dato importante per capire la pericolosità di una riproduzione in acquario.
Ma il dato interessante è l'elevatissimo numero di pesci tenuti in acquario che muoiono a causa di agenti patogeni che approfittano delle ferite causate dai glochidi per penetrare le difese dei pesci (ed ecco perchè anche i glochidi che si staccano dopo pochi giorni per aver infettato un pesce non idoneo sono potenzialmente pericolosi).
In particolar modo Arthur D. Howard e Barry J. Anson hanno riscontrato tra le principali cause di morte:
Saprolegnia (Micosi)
Bacillus columnaris (Flavobacterium columnare)
Ichthyopthirius (conosciutissimo in ambiente acquariofilo come ictio)

Considerazioni


Esistono tantissime specie di Unionidae, e non tutte producono glochidi che infetteranno i nostri pesci perchè questi possono essere ospitati soltanto da alcune specie di pesci, ma sapere esattamente che specie di Uninidae stiamo per comprare e quali pesci verranno infettati è a dir poco impossibile quindi spesso possiamo soltanto affidarci alla sorte. Inoltre dobbiamo considerare il fatto che nella maggiorparte dei casi gli acquariofili non danno la colpa dei decessi alle Unionidae in quanto comunemente malattie come ictio e micosi vengono associate ad altre cause. Questo ci fa capire quanto l'argomento sia altamente sconosciuto ma certamente i rischi ci sono.

In natura le cose cambiano drasticamente: le correnti dei fondali permettono l'utilizzo di Unionidae per contrastare situazioni di eutrofizzazione come è stato già fatto anche in Italia, ed anche i problemi legati al parassitismo sono decisamente poco incidenti.


Le vongole d'acqua dolce del genere Corbicula sono molto più piccole delle Unionidae (raggiungono i 5 cm di diametro) e non hanno una fase nella quale vivono come parassiti, sono quindi molto meno rischiose delle sorelle maggiorni. Ne esistono differenti specie che possono in taluni casi sopravvivere anche all'esterno.
Anche per le Corbiculidae come per le Unionidae resta il problema dell'alimentazione, quindi a meno che non allestite un acquario specifico è probabile che queste muoiano molto presto.


Vi ricordo (per coloro che a seguito dell'articolo volessero liberarsi dei molluschi che hanno acquistato) che liberare in natura qualsiasi animale detenuto in allevamento è vietato dalla legge italiana (oltre che maledettamente immorale) in quanto:
- Potrebbe portare nuovi agenti patogeni che possono riprodursi e contaminare la natura.
- Potrebbe riprodursi e sostituire le specie locali causando danni all'ambiente.

Bibliografia e letture consigliate


Jeong, K. H., Min, B. J. & P. R. Chung. (1993). "An anatomical study of the glochidium of Anodonta arcaeformis". Malacological Review 26: 71-79.

Lefevre, G. And Curtis, W. C.(1910). “Reproduction and parasitism in the Unionidae”. J.exp. Zool., 9: 79 – 115.

Allen, W.R. (1914). “The food and the feeding Habits of freshwater mussels”. Biological Bulletin. 27, p. 127-147.

Arthur D. Howard and Barry J. Anson (1922). "Phases in the Parasitism of the Unionidae"

Paolo Berni, Silvia Bitossi, Marianna Salvato e Jacopo Salviati (2002). "Sistemi ecosostenibili di allevamento della Sinanodonta Woodiana"(Lea, 1834)

Taizo MIURA, Toshiyuki YAMASHIRO (2009).  Size Selective Feeding of Anodonta calipygos, a Phytoplanktivorous Freshwater Bivalve, and Viability of Egested Algae

Intervento di ripristino degli equilibri ecologici dei Laghi di Avigliana
Progetto N. 48 del Programma Provinciale di Interventi Ambientali dell’Asse Strategico 2 - Popolazione, risorse naturali e agricole: sostenibilità dei modelli insediativi e di uso del territorio

18 ottobre 2014

Lumache infestanti

Purtroppo internet è piena di fantomatici "esperti" pronti a sparare cazzate e le tematiche sulle lumache infestanti ne sono un chiaro esempio. Ecco una raccolta delle mie idee, basate su letture online ed osservazioni fatte.

Per cercare di farvi capire l'aspetto più importante vi faccio l'esempio degli ovipari, ovvero tutti quegli esseri viventi che si riproducono producendo uova. In natura alcune specie ovipare producono un numero elevatissimo di uova perchè pochi saranno i piccoli che riusciranno a nascere e diventare adulti, questo è ancora più evidente nel caso di specie animali che non difendono le loro uova e quindi hanno bisogno di deporne in quantità elevatissima al fine di preservare la loro popolazione. Quando si verificano un insieme di condizioni (assenza temporanea di predatori, grande quantità di cibo, condizioni chimico-fisiche o climatiche ideali) queste specie hanno un'esplosione demografica (spesso temporanea) di grande rilievo.

Prima di dar merito a fantomatici esperti che vi consiglieranno magiche pozioni (spesso dannose per tutto l'ecosistema creatosi nel vostro acquario) dovreste ragionare sulle cause di questa esplosione di vita.


Quantità di cibo elevata

Le lumache sono nella maggiorparte dei casi detrivore, si nutrono di materiale organico prima che questo vada in decomposizione
Le possibili fonti di cibo possono essere:
- foglie morte
- piante che stanno morendo (le lumache non amano le foglie vive ma si accorgono prima di noi quando una foglia sta per deperire e staccarsi dalla pianta, quando questo avviene iniziano a nutrirsene subito)
- avanzi di cibo per pesci
- feci dei pesci
- pesci o altri organismi morti
- alghe (non tutte le alghe ma solo una piccolissima parte)


Assenza di predatori

Ho notato che molti pesci si nutrono di piccole lumachine, ma soprattutto vanno pazzi per le uova (in particolare quelle di planorbarius, un pò meno per quelle di physia perchè restano più aderenti alle superfici dove vengono deposte e non sempre riescono a staccarle). Talvolta anche i pesci che comunemente conosciamo come pulitori e qualche caridina trovano gustose le uova delle lumache.

Assenza di concorrenti alimentari

La quantità di cibo è proporzionale (in assenza di predatori) agli esemplari che compongono una certa specie che riusciranno a diventare adulti, quindi più cibo vuol dire più lumache. Ovviamente se abbiamo dei concorrenti alimentari, ovvero altri detrivori (come ad esempio le caridine) la quantità di cibo sarà minore e di conseguenza anche la popolazione di lumache sarà ridotta.

Temperature ideali

Maggiore è la temperatura e più veloce è il metabolismo, il ciclo vitale e il ciclo riproduttivo delle lumache, questo aspetto spesso non è modificabile ma è bene esserne a conoscenza.

Considerazioni

Le lumache sono un ottimo allarme naturale per situazioni che a breve potrebbero causare la morte dei pesci nell'acquario. Ad esempio un eccesso di cibo con conseguente inquinamento dell'acqua.

Le lumache possono aiutarci a trovare dei problemi, ad esempio se un pesce morisse e rimanesse nascosto tra le piante, osservando le lumache che si accumulano tutte nella stessa zona potremmo sospettare qualcosa e rimuovere il cadavere prima che vada in putrefazione inquinando l'acqua.

Le lumache di nutrono di avanzi di cibo e delle feci dei pesci, aiutando il filtro nel suo lavoro di filtrazione biologica e mantenendo quindi l'acqua più pulita.


Le uova di lumaca probabilmente costituiranno un integratore alimentare dei pesci che avranno a disposizione del cibo fresco e salutare.



Perchè le lumache diventano infestanti

Semplicemente perchè un insieme di fattori si verificano nello stesso momento, alcuni di questi fattori vanno considerati come problema non perchè causano l'infestazione di lumache, ma perchè hanno effetti devastanti per l'equilibrio dell'acquario.
Il classico esempio è l'eccesso di cibo, vediamo alcune fasi:

L'acquariofilo abbonda troppo quando nutre i pesci con mangimi confezionati
Il cibo in avanzo finisce sul fondo, parte viene mangiato dai detrivori, parte diventa inquinamento
Le feci dei pesci finiscono sul fondo, ma i detrivori sono attratti dal sapore del cibo avanzato, quindi lasciano le feci sul fondo che si decompongono e creano inquinamento
I pesci smettono di mangiare le uova delle lumache e le piccole lumachine, la popolazione di lumache cresce
L'inquinamento causa la morte del pesce più debole
L'abbondanza di cibo distoglie l'attenzione dei detrivori del pesce morto che non viene divorato, altro inquinamento per il nostro acquario

A questo punto l'acquariofilo si accorge che ci sono troppe lumache, inizia a rimuoverle manualmente o peggio ancora con l'ausilio di sostanze chimiche, ma non avendo risolto la causa dell'infestazione questa diventa un problema ancora più grosso, l'inquinamento aumenta e la vasca collassa. fine dei giochi!

Soluzioni per risolvere i problemi di infestazione di lumache

La prima cosa da fare è cercare di analizzare tutte le possibili cause, leggendo su internet ed osservando attentamente.
Nel frattempo per evitare spiacevoli situazioni è meglio ridurre drasticamente il cibo per i pesci, dosi giornaliere dimezzate e tre giorni di digiuno a settimana (a giorni alterni). Se possibile sostituire il cibo confezionato con del cibo vivo, in particolare daphnia o moina.
Inserire altre specie di detrivori (ad esempio ostracodi, caridine, tubifex) a seconda del tipo di acquario e di pesci che avete, nel caso dei tubifex devono essere poggiati sul fondo con un piatto rovesciato che li protegga finchè non iniziano a scavare e a nascondersi.
La vita in acquario è un insieme di equilbri, cercate di modificare gradualmente qualcuno di questi equilibri e lentamente le lumache torneranno a riprodursi normalmente.

Approfittate di queste situazioni per regalare una decina di esemplari di lumache ad altri acquariofili (senza esagerare, ricordate che togliere troppi detrivori nello stesso momento può cambiare negativamente gli equilibri in vasca.

Melanoides Tubercolata, la lumaca trattore

Una piccola nota su questa specie che non dovrebbe mai mancare negli acquari. La Melanoides Tubercolata (che al contrario di altre lumache è vivipara, ovvero non depone uova ma partorisce piccoli già formati) ha l'utilissima abitudine di scavare nel fondo, smuovendolo e rimescolandolo con tutti i vantaggi che ne conseguono.

16 ottobre 2014

Larve di zanzara, cibo vivo gratis a portata di tutti

Zanzara, croce e delizia degli acquariofili

Costituiscono un ottimo nutrimento sotto tutti gli aspetti e in tutte le forme. Un piccolo grappolo di uova di zanzara può essere inserito nei nostri acquari poggiandolo delicatamente sulla superficie dell'acqua, i pesci ne vanno ghiotti e non attenderanno di vedere le larve, si ciberanno direttamente delle uova. Se per qualche fortunato caso dovessero schiudersi, non avranno vita facile e finiranno ben presto per essere divorate.

E non dobbiamo neanche dimenticarci quei bei momenti di sadica vendetta nei quali lanciamo le zanzare adulte nell'acquario, preventivamente stortite a suon di pantofolate nell'attesa di vederle scomparire fra le fauci dei nostri amici.

Consiglio di non nutrire i pesci con larve di zanzara per più di due volte a settimana, inoltre fate attenzione a non effettuare raccolte in zone dove vengono utilizzare veleni per la disinfestazione perchè potreste avvelenare i pesci dell'acquario. Io preferisco la raccolta casalinga in giardino o sul balcone, basta poco per organizzarsi.

Approposito delle disinfestazioni, vorrei approfittare per scrivere due righe su questa controproducente e poco etica procedura.
- Con i sistemi di vaporizzazione i veleni si depositano su tutte le superfici, vi ricordo che i bambini hanno sempre le mani in bocca e giocano ovunque, fatevi due conti!
-I prodotti per la disinfestazione provocano danni neurologi, aumentano l'insorgenza dei tumori e questo anche e sopratutto nei bambini.
- Con i sistemi di vaporizzazione (che sono costosi) si avvelenano tanti insetti e di conseguenza vengono avvelenati tutti i potenziali predatori delle zanzare (che sono gratuiti). Un singolo pipistrello può mangiare fino a 2000 zanzare a notte, spendere soldi per avvelenarlo vuol dire aumentare esponenzialmente il numero di zanzare che verranno ad importunarci.
- Molti consorzi effettuano disinfestazioni settimanalmente, se siete a conoscenza di questa barbara usanza (spesso utilizzata più per giustificare le tasse che dovete al consorzio che per un effettivo beneficio) fatevi sentire e chiedete che non venga effettuata disinfestazione nei pressi della vostra abitazione

Su internet è facile trovare soluzioni naturali contro le zanzare, basta un poco di volontà per contribuire alla riduzione delle zanzare nei pressi delle vostre case! Ricordiamoci che la maggiorparte delle zanzare dopo la nascita si spostano di poche centinaia di metri, quindi i sistemi naturali di prevenzione locale sono molto efficaci.
(mezzo bicchiere di olio in un tombino 40x40, rimozione delle zone di accumulo di acqua stagnante, casette per i pipistrelli, trappole per le zanzare)

Ma torniamo ai nostri pesci, perchè dei tanti sistemi naturali per la lotta alle zanzare molti sono adatti al reperimento di cibo vivo per i pesci, ovvero le trappole per catturare zanzare/larve/uova.

Partiamo dalla raccolta delle uova, per lo più attraverso le ovitrappole

Le ovitrappole sono delle trappole studiate per indurre le zanzare a depositare le uova all'interno delle nostre trappole, in modo da prevenirne la nascita. Questo sistema è ottimo per noi acquariofili per ottenere la materia prima. Ve ne sono di diversi tipi ed è possibile acquistarli o autocostruirseli in modo quasi gratuito.

La ovitrappola più semplice che possiamo immaginare è un piccolo contenitore alto almeno 3-4 centimetri ed in grado di contenere almeno un bicchiere di acqua (basterà controllarlo ogni 2-3 giorni per ottenere uova e qualche larva.

Io preferisco contenitori più grandi perchè riesco a gestirli meglio e li reputo più efficaci per la raccolta di altri organismi acquatici, ovviamente dipende dallo spazio disponibile. Nei garden si trovano i secchi neri in materiale plastico, quelli migliori secondo me sono quelli da 50 litri alti 50 cm perchè sono manegevoli e costano pochi euro.
Ho anche notato che un vaso con del terriccio ed una pianta palustre da inserire al centro del secchio è un ulteriore incentivo per le zanzare, l'importante è che il vaso non sia totalmente sommerso, il terriccio deve rimanere umido ma non annacquato

Ci sono molti modelli di Ovitrappole per zanzare che possono essere acquistate o autocostruite, basta fare una veloce ricerca su google immagini per farsi un'idea. Ad esempio un imbuto nero con il becco (la parte stretta dell'imbuto) tagliato in diagonale posto in una boccia trasparente è un'ottima trappola, il becco dell'imbuto tagliato dovrebbe toccare il fondo del contenitore; se non avete un imbuto nero basterà coprirlo con un pezzo di plastica di un sacchetto per la spazzatura. Il concetto è semplice: la larva di zanzara va sul fondo e poi risale verso la luce laterale senza riuscire ad attraversare nuovamente la strettoia dell'imbuto.

Raccolta delle uova di una zanzara
Raccolta delle uova di una zanzara
Per estrarre le uova delle zanzare da una Ovitrappola senza danneggiarle io utilizzo un pezzo di foglia tagliata di netto, basta porre la foglia sotto le uova e poi sollevare delicatamente senza farle scivolare via.


Note generali sulle ovitrappole per zanzare

- L'acqua non dovrebbe superare i 15cm di altezza, ma bastano anche pochi centimetri
- La trappola deve essere posizionata in un luogo ombreggiato e possibilmente umido (io preferisco fra le piante in mezzo a qualche cespuglio se sono sicuro che non venga rovesciata)
- Il contenitore deve essere scuro, se non è scuro copritelo con della plastica nera (come quella dei sacchi per la spazzatura)
- L'acqua di rubinetto contiene il cloro che spaventa le zanzare nei primi 1-2 giorni, meglio utilizzare l'acqua del pozzo o dell'acquario o piovana.
- Si dice che si possa rendere l'acqua più appetibile con dell'erba da inserire nella trappola (l'erba deve essere marcescente, possiamo riutilizzare la stessa erba quando rinnoviamo la trappola). Non ho avuto modo di cercare conferme su questo aspetto, sicuramente però alcuni vegetali ottengono l'effetto opposto ovvero di cacciare le zanzare, quindi conviene fare qualche prova prima di trovare la propria ricetta personale.
- La ovitrappola deve avere pareti non troppo lisce per permettere alla zanzara femmina di aggrapparsi per effettuare la deposizione, per favorire la deposizione potete inserire un oggetto ruvido galleggiante o parzialmente sommerso (come un pezzo di legno)

Raccolta delle larve in natura o nelle ovitrappole dove le uova si sono schiuse

Solitamente cerco di raccogliere le larve di zanzara senza troppa sporcizia, a questo scopo mi sono autocostruito un piccolissimo retino con una retina di tulle (quello dei confetti) ritagliato ed infilzato con un fil di ferro che ho modellato al fine di ottenere uno strumento comodo e preciso. Dopo la raccolta provvedo a sciacquarle con un poco di acqua di quella avanzata da qualche cambio. Nel caso si effettua una raccolta fuori dal proprio giardino, oltre a tutte le accortezze sulla sicurezza (in primis è bene essere sicuri che non si tratta di una zona inquinata o dove avvengono disinfestazioni), è bene raccogliere tutto in un secchio senza una grande selezione, dopo si provvederà ad aggiungere successivamente altra acqua per diluire il contenuto e provvedere ad una raccolta mirata facendo attenzione a tutti gli organismi raccolti.


retino utilizzato per raccogliere le larve di zanzara
retino utilizzato per raccogliere le larve di zanzara

retino utilizzato per raccogliere le larve di zanzara
retino utilizzato per raccogliere le larve di zanzara

13 ottobre 2014

Batteri sempre più resistenti agli antimicrobici

Gli antimicrobici sono utilizzati per controllare le infezioni batteriche nei pesci ornamentali e sono regolarmente aggiunti all'acqua quando questi pesci sono spediti per contrastare la crescita di potenziali patogeni durante il trasporto.

I dati raccolti da un gruppo di studiosi in "High Prevalence of Multidrug-Tolerant Bacteria and Associated Antimicrobial Resistance Genes Isolated from Ornamental Fish and Their Carriage Water" suggeriscono che batteri resistenti a determinati trattamenti vengono trasportati assieme ai pesci (possono essere batteri che vengono trasportati nell'acqua ma anche batteri che possono essere ospiti degli stessi pesci).

Tra gli aspetti di maggiore interesse di questa ricerca ho notato che questo fenomeno è maggiormente verificato nel caso di pesci tropicali (piuttosto che di pesci d'acqua fredda) e che le origini di queste spedizioni sono Manaos(Brasile), Guyana, Colombia, Singapore. Alcuni di questi luoghi d'origine ci sono familiari perchè vengono spesso citati da alcuni negozianti quando ci danno informazioni sui loro fornitori.

Le mie considerazioni personali:
Come giustamente dicono gli autori della ricerca, questi risultati dovrebbero essere un punto di partenza per la prevenzione nell'ottica di evitare la diffusione di agenti patogeni resistenti che possono essere nocivi per la salute umana e animale. In questa ottica la sensibilizzazione è un aspetto fondamentale per anticipare una burocrazia spesso lenta e poco efficace.
I fornitori (soprattutto i grandi allevatori) dovrebbero sostituire l''utilizzo di antibiotici a scopo preventivo con migliori condizioni di allevamento.
I negozianti dovrebbero fare un passo indietro ed abbandonare il transhipping ormai utilizzato dalla maggiorparte di loro (vi ricordo che il transhipping è illegale) per tornare a fornitori che danno maggiori garanzie anche se a costi leggermente maggiori.
Gli acquariofili dovrebbero smettere di comprare da negozianti che hanno spesso pesci colorati artificialmente, troppi decessi degli esemplari in vendita (o peggio ancora un cattivo stato di salute evidente), fanno prezzi sospettosamente troppo bassi, mettono in vendita pesci troppo magri e spesso deformati, non hanno quella sensilibità che ci si aspetterebbe quando si ha a che fare con degli esseri viventi (tutti segnali di un atteggiamento poco professionale e irrispettoso delle norme vigenti e dell'aspetto etico che spesso sono associati ad una importazione senza scrupoli).
Per quanto non sempre efficace, è bene inserire i pesci nell'acquario buttando tutta l'acqua con cui sono stati trasportati e possibilmente cercando non solo di acclimatarli correttamente, ma di effettuare anche una quarantena anche se della durata di poche ore o pochi giorni.

Il sistema di prevenzione innaturale (con l'utilizzo di antibiotici ma non solo) porta inoltre ad una perdita da parte dei pesci delle loro capacità immunitarie. Talvolta si giunge anche ad un indebolimento generazionale (e quindi a livello genetico) che si riperquote sugli esemplari che acquistiamo quando entrano in contatto con determinati patogeni. In merito a questo aspetto dovrebbero acquisire una differente sensibilità anche quegli acquariofili che nell'atto della riproduzione dei propri esemplari utilizzano qualsiasi sistema "poco naturale" per ottenere migliori risultati (non solo come percentuale di sopravvivenza, ma anche come velocità di accrescimento). Ma questo è un altro argomento, ne riparleremo in un altro momento.



Bibliografia 
Verner-Jeffreys DW, Welch TJ, Schwarz T, Pond MJ, Woodward MJ, Haig SJ, et al. High prevalence of multidrug-tolerant bacteria and associated antimicrobial resistance genes isolated from ornamental fish and their carriage water. PLoS ONE. 2009;4:e8388. PubMed
http://dx.doi.org/10.1371/journal.pone.0008388

12 ottobre 2014

Valutazione di nutrienti per la coltura di organismi collettori aspiratori o filtratori

Allo scopo di individuare la migliore alimentazione per allevare organismi filtratori (che potranno essere aspiratori o filtratori) ho condotto un esperimento nel quale ho preparato sei contenitori con differenti nutrienti per organismi collettori. Ho scelto larve di zanzara perchè sono più resistenti all'inquinamento e non dovrei avere problemi di mortalità a causa di un eccesso di sostanze nutrienti. Ho comunque utilizzato un dosaggio abbastanza blando consigliato per l'allevamento di Moina, in questo modo potrò approfondire l'argomento rielaborando dei test simili con altri organismi.


Uova raccolte per la coltura di larve di zanzara
 Uova raccolte per la coltura di larve di zanzara
Ho deciso di utilizzare le uova di zanzara e non le larve per poter fare delle osservazioni fin dalle prime ore dopo la schiusa, in particolar modo verranno analizzati:
- la velocità di accrescimento
- la percentuale di sopravvivenza
- eventuali collassi delle colture

Uova raccolte per la coltura di larve di zanzara
Dettaglio delle uova raccolte per la coltura di larve di zanzara
Primo giorno, esperimenti di coltura di larve di zanzara

Contenitore 1
50% di acqua di osmosi nella quale ho fatto bollire alcuni steli di fieno per conigli
quando il preparato si è raffreddato ho aggiunto 50% di acqua proveniente da un acquario la cui acqua ha un colore leggermente verdastro dovuto ad una probabile presenza di alghe unicellulari
successivamente ho aggiunto 5ml di acqua di osmosi presa da un piccolo contenitore nel quale avevo fatto bollire alcuni fiocchi d'avena (non trattati)
successivamente ho aggiunto 2 gocce di soluzione di lievito di birra


Contenitore 2
50% di acqua di osmosi nella quale ho fatto bollire alcuni steli di fieno per conigli
quando il preparato si è raffreddato ho aggiunto 50% di acqua di pozzo
successivamente ho aggiunto 5ml di acqua di osmosi presa da un piccolo contenitore nel quale avevo fatto bollire alcuni fiocchi d'avena (non trattati)
successivamente ho aggiunto 2 gocce di soluzione di lievito di birra
Contenitore 3
ho preparato a parte 150 grammi di un composto di melma essiccata (avevamo recentemente pulito il fondo del laghetto dove teniamo le anatre, ma va bene anche sterco di erbivori come cavalli mucche etc) e lo ho inserito in una bottiglia da un litro con acqua di osmosi (prima ho riempito a metà con l'acqua di osmosi, ho chiuso la bottiglia ed agitato energicamente per 5 minuti, poi ho inserito altra acqua di osmosi lasciando 3 cm di spazio tra l'acqua e il tappo per avere sufficiente aria per rendere efficace il mescolamento. ho continuato ad agitare energicamente per altri 5 minuti)
Quando la soluzione è diventata molto scura ho estratto 5 ml che ho mescolato nel contenitore 3 ad acqua (50% di osmosi e 50% proveniente dal pozzo)
successivamente ho aggiunto 2 gocce di soluzione di lievito di birra
Contenitore 4
50% di acqua di osmosi nella quale ho fatto bollire alcuni fiocchi d'avena (non trattati)
quando il preparato si è raffreddato ho aggiunto 50% di acqua di pozzo

successivamente ho aggiunto 2 gocce di soluzione di lievito di birra

Contenitore 5
25% di acqua di osmosi nella quale ho fatto bollire alcuni fiocchi d'avena (non trattati)
25% di acqua di osmosi nella quale ho fatto bollire alcune foglie secche raccolte 2 anni fa a scopo acquariofilo (sicuramente non contaminate da sostanze potenzialmente tossiche)
quando il preparato si è raffreddato ho aggiunto 50% di acqua di pozzo
successivamente ho aggiunto 2 gocce di soluzione di lievito di birra

Contenitore 6
ho mescolato 50% di acqua di osmosi e 50% di acqua di pozzo
successivamente ho aggiunto 4 gocce di soluzione di lievito di birra



NOTE:
 
Prima di iniziare le procedure ho lavato abbondantemente le mani con acqua di rubinetto senza l'utilizzo di sapone e le ho asciugate attentamente, ogni volta che ho avuto la necessità di lavare nuovamente le mani ho utilizzato la stessa procedura. Tutti gli accessori che ho utilizzato non sono mai stati lavati con del sapone.
Quando ho avuto la necessità di bollire acqua ho utilizzato acqua di osmosi in contenitori di vetro posti nel microonde
In nessun caso è stata utilizzata acqua del rubinetto
Queste accortezze sono necessarie per essere sicuri all 100% di non inquinare le colture.


Sono stati utilizzati contenitori da 350 ml di soluzione acquosa di cui il 50% è costituita da acqua osmotica

Coltura di larve di zanzara
Bicchieri da 350 ml utilizzati per la coltura di larve di zanzara


Ogni volta che faccio bollire qualcosa lo faccio raffreddare prima di utilizzarlo, al fine di non mescolarlo con soluzioni popolate da flora batterica che potrebbe altrimenti morire. Utilizzo soltanto acqua di osmosi per bollire in quanto non contiene minerali che potrebbero precipitare

L'acqua di pozzo proviene dal giardino ed è stata analizzata alcuni anni fa da un ente regionale quindi ne conosco le caratteristiche chimico-fisiche che sono ideali per la maggiorparte delle colture e non ha sostanze inquinanti
Con una diluizione al 50% di tale acqua con acqua di osmosi ottengo all'incirca ph 7.5 - gh 12 - kh 8
Questa acqua è popolata da flora batterica che costituisce un ottimo alimento per gli organismi collettori

La soluzione di lievito di birra è stato ottenuto riscaldando leggermente 240 ml di acqua osmotica fino a farla diventare tiepida, successivamente ho aggiunto 12 grammi di lievito di birra (mezzo panetto) e ho mescolato ripetutamente fino a che il panetto non si è completamente sciolto

Soluzione di lievito di birra
Soluzione di lievito di birra


Il primo e il secondo contenitore sono stati riempiti con soluzioni simili allo scopo di valutare l'acqua proveniente dall'acquario e confrontarla con quella proveniente dal pozzo

In ogni contenitore ho inserito un grappolo di uova di zanzara che dovrebbero schiudere in meno di 24 ore facendo attenzione ad utilizzare sempre grappoli dello stesso colore e dimensione

Uova raccolte per la coltura di larve di zanzara
Uova raccolte per la coltura di larve di zanzara

Coltura per larve di zanzara
Uova di zanzara inserite nei contenitori con i nutrienti per le future larve

Secondo giorno, esperimenti di coltura di larve di zanzara

L'aggiunta di una settima coltura
Il giorno successivo all'allestimento delle colture ho notato subito le larve che erano uscite dalle uova durante la notte o più probabilmente la mattina presto, più o meno in tutte le colture avevano dato un buon risultato, ho atteso circa 6 oreed ho controllato meglio le colture, a quel punto ho preso il bicchiere dove avevo lasciato le uova in avanzo e ho raccolto qualche larva per incrementare alcune delle 6 colture che non avevano un numero sufficiente di larve, in questo modo ho cercato di creare condizioni di partenza omogenee.

Larve di zanzara appena schiuse
Larve di zanzara appena schiuse
Come è possibile vedere dalla foto qui sopra molti grappoli di uova sono finiti sul fondo, non mi era mai successo, comunque ho molte larve per integrare le colture e nutrire abbondantemente i miei pesci. Mentre lavoravo al progetto mi sono accorto di aver tralasciato un possibile nutriente che invece volevo provare, mi sono messo subito al lavoro e ho creato una settima coltura con parte di queste larve che avevo tenuto come scorta.

Il nutriente che volevo provare è un liquido verdastro puzzolente (odore acido) che ho ottenuto lasciando una bottiglia da 1 litro di latte aperta con acqua di rubinetto e una decina di gocce di latte (la avevo preparata circa 2 settimane fa, la data di scadenza sulla bottiglia è abbastanza indicativa perchè di solito utilizzo bottiglie di latte nuove dopo averne bevuto il latte, in questo modo non rischio contaminazioni strane)

Ho mescolato 50% di questo liquido con 50% di acqua di osmosi ed ho aggiunto sufficienti larve per poter equiparare la coltura alle altre.

Si tratta di un test strano, non utilizzo mai acqua di rubinetto ma per un caso strano notai tempo fa che l'acqua di rubinetto ripetto a quella del pozzo permette la formazione di un'acqua verdastra mentre nel secondo caso l'acqua resta semi trasparente. La mia idea è che i batteri dell'acqua del pozzo possano nutrirsi del latte, mentre se utilizzo acqua di rubinetto questa uccide le forme di vita finchè è ricca di cloro, quando il cloro evapora resta un nutrimento in acqua che viene utilizzato dalle prime forme di vita che riescono a colonizzare l'ambiente, probabilmente alghe unicellulari.

Nella prossima foto vi mostro la bottiglia, non sembra verde ma penso che sia dovuto alla mia incapacità nell'utilizzo di strumenti fotografici, nella foto successiva mostro la coltura che ho preparato affianco al bicchiere dove tenevo la riserva di larve, sipuò notare che il colore è comunque sul verdino.

Bottiglia con nutriente per larve di zanzare
Bottiglia con nutriente per larve di zanzare
Settima coltura affianco al bicchiere con larve di riserva
Settima coltura affianco al bicchiere con larve di riserva

Ed ecco qui sotto una delle sette colture con le larve schiuse da meno di 12 ore, è possibile notare la superficie dell'acqua leggermente opaca, questo è avvenuto in tutte le colture e si tratta di flora batterica che sta colonizzando la superficie dell'acqua.

Coltura di larve di zanzara
Coltura di larve di zanzara

Terzo giorno, esperimenti di coltura di larve di zanzara

Il terzo giorno (dopo circa 36 ore dalla schiusa delle uova) è possibile cominciare a fare le prime osservazioni:

Coltura 1: Ok, le larve sono cresciute in modo soddisfacente
la superficie non è più opaca

Coltura 2: Ok, larve ancora medio-piccole,si vede che sono cresciute ma non in modo soddisfacente

la superficie non è più opaca

Coltura 3: Larve ancora troppo piccole, non ho notato accrescimento rispetto al giorno precedente, anche se probabilmente un poco sono cresciute questo non è soddisfacente a mio avviso
la superficie non è più opaca

Coltura 4: Ok, le larve sono cresciute in modo soddisfacente
la superficie non è più opaca

Coltura 5: Gran parte delle larve sembrano morte o moribonde, alcune stanno sul fondo ed urtando delicatamente il bicchiere della coltura non si notano i classici movimenti delle larve
la superficie della coltura è molto opaca (più del giorno precedente) ed ha un cattivo odore

Coltura 6: Larve ancora troppo piccole, non ho notato accrescimento rispetto al giorno precedente, anche se probabilmente un poco sono cresciute questo non è soddisfacente a mio avviso
la superficie non è più opaca

Coltura 7: Larve ancora troppo piccole, non ho notato accrescimento rispetto al giorno precedente, anche se probabilmente un poco sono cresciute questo non è soddisfacente a mio avviso
la superficie non è più opaca
la coltura ha un cattivo odore (lo stesso che caratterizzava il liquido nutriente che ho utilizzato)

Quarto giorno, esperimenti di coltura di larve di zanzara

Coltura 1: le larve sono cresciute molto ma sono drasticamente diminuite di numero

Coltura 2: le larve sono cresciute molto, sembrano soltanto in ritardo di circa 6-10 ore rispetto alle colture 1 e 4

Coltura 3: le larve sono rimaste minuscole e sono diminuite drasticamente di numero

Coltura 4:  le larve sono cresciute molto, siamo già sui 5 mm

Coltura 5: sono rimaste pochissime larve che però riescono a crescere in modo soddisfacente, suppongo che il collasso sia stato dovuto ad una quantità ecessiva di batteri sulla superficie dell'acqua che ha impedito alle larve di respirare

Coltura 6:  le larve sono rimaste minuscole

Coltura 7: le larve sono cresciute pochissimo, ma comunque sono più grandi delle colture 3 e 6 e sono numerose, la coltura potrebbe ancora riservare qualche sorpresa

Quinto giorno, esperimenti di coltura di larve di zanzara

Coltura 1: la crescita sembra bloccata, la coltura sta collassando con una inaspettata morte di molti esemplari
sulla superficie si sta formando una patina opaca (flora batterica)

Coltura 2: le larve sopravvivono anche se la crescita sembra rallentata rispetto alle aspettative

Coltura 3: larve quasi totalmente scomparse e acqua limpida, sembra che non abbiano trovato nutrimento

Coltura 4: la crescita sembra bloccata, la coltura sta collassando con una inaspettata morte di molti esemplarisulla superficie si sta formando una patina opaca (flora batterica)

Coltura 5:  nonostante il collasso e la patina superficiale che rende difficile la respirazione le poche larve rimaste sono cresciute discretamente

Coltura 6: poche larve rimaste e acqua limpida, sembra che non abbiano trovato nutrimento

Coltura 7: sono rimaste molte larve ma le dimensioni non aumentano, sono rimaste delle dimensioni classiche di una coltura al secondo giorno

Sesto giorno, esperimenti di coltura di larve di zanzara

Coltura 1: ho trovato la possibile causa del collasso della coltura, un fiocco di avena era caduto nel bicchiere ed ha causato tra le altre cose la patina opaca sulla superficie (flora batterica). Ho provato a diluire la coltura per cercare di perderla. Gli esemplari rimasti vivi sono molto grandi, si vede ad occhio nudo la peluria sul corpo

Coltura 2: le larve sopravvivono e continuno a crescere seppur lentamente

Coltura 3: coltura smantellata per assenza di zanzare

Coltura 4: coltura smantellata per assenza di zanzare

Coltura 5:  coltura smantellata per assenza di zanzare

Coltura 6: le larve rimaste continuano a rimanere in vita ma non crescono

Coltura 7: sono rimaste molte larve la dimensione sembra aumentare ma in modo quasi impercettibile

Settimo giorno, esperimenti di coltura di larve di zanzara

Coltura 1: Fase di stasi, nessun miglioramento

Coltura 2: Fase di stasi, nessun miglioramento

Coltura 6: le larve rimaste continuano a rimanere in vita ma non crescono

Coltura 7: sono rimaste molte larve la dimensione sembra aumentare ma in modo quasi impercettibile

Conclusioni sugli esperimenti di coltura di larve di zanzara

Coltura 1: Penso che l'esperimento vada ripetuto, questa fase la reputo conclusa

Coltura 2: Forse sono troppi esemplari e non assimilano sufficiente cibo, ormai la crescita si è fermata

Coltura 3: Sembra che le larve di zanzara non abbiano trovato nutrimento

Coltura 4: I fiocchi d'avena sono stati sicuramente un ottimo nutrimento, ma alla lunga sono diventati letali (forse hanno fatto danni a livello di omeostasi)

Coltura 5: I fiocchi d'avena sono risultati letali (forse hanno fatto danni a livello di omeostasi, per qualche motivo rispetto al test 4 in questo caso abbiamo avuto una tossicità anticipata

Coltura 6: Sembra che le larve di zanzara non abbiano trovato sufficiente nutrimento, quel poco nutrimento disponibile è basato per sopravvivere qualche giorno in più ma è risultato insufficiente per la crescita

Coltura 7: La coltura non ha dato i risultati voluti, le larve non sono cresciute probabilmente il colore dell'acqua non corrisponde a qualcosa di nutriente

Esperimento concluso

Posso considerarmi in parte soddisfatto, ho ottenuto molte informazioni e non penso di poter fare di meglio in questa sessione, quindi domani le colture verranno smantellate a favore dei miei pesci che apprezzeranno queste squisite prelibatezze.