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5 novembre 2014

Legni in acquario

Rami e radici in acquario

A grandi linee le radici sono la soluzione migliore nella scelta dei legni che possono essere inseriti in acquario come arredi naturali, sono più resistenti all'acqua ed esteticamente più gradevoli rispetto ai classici legni provenienti dal fusto delle piante. Allo stesso modo i normali rami contengono una maggiore quantità di tannini e quindi hanno un grande valore aggiunto che però è solo temporaneo.
Vorrei ricordare che i tannini (che comunque col tempo spariranno con i cambi se non vengono reintegrati) sono molto importanti soprattutto nelle prime fasi della vita dell'acquario. I tannini sono un efficace ma innocquo antibatterico e fungicida. I legni che rilasciano tannini inoltre spesso rilasciano minerali in traccia e sostanze nutrienti per piante e pesci (e soprattutto detrivori come gamberetti o chiocciole), nel primo periodo se sono legni freschi su di essi si può fornire una patina biancastra su di essi, tutti gli abitanti della vasca ne vanno pazzi e se ne nutriranno avidamente.

Tutte queste caratteristiche devono essere considerate benefiche, per questo motivo i legni non dovrebbero mai essere bolliti o trattati per ridurne i tannini (a meno che queste procedure non siano necessarie per rendere il legno utilizzabile). Il consiglio che posso dare è se possibile di sciaquare soltanto i legni ed utilizzarli in modo naturale.

Attenzione: i tannini rilasciati dai legni possono causare un abbassamento del pH, questo abbassamento dura molto tempo e solitamente viene limitato con i cambi a meno che non si decida di reinserire tannini nell'acquario.

Durata delle radici in natura: una radice di un albero morto dura molto poco se rimane interrata e tende a sgretolarsi facilmente quando viene fatta essiccare (a meno che non sia rimasta immersa nell'acqua). Per questo motivo si può supporre che quando acquistiamo una radice questa provenga da un albero che è stato sradicato quando era ancora vivo e quindi è stato ucciso. Ho utilizzato il termine ucciso appositamente perchè voglio condividere non soltanto informazioni utili per l'acquariofilo, ma anche porre l'accento sulla questione morale soprattutto quando si tratta di deforestazione selvaggia e distruzione di ambienti naturali. Cercherò di raccogliere tutte le informazioni possibili sull'origine dei vari legni per acquario al fine di sconsigliare quelli che vengono raccolti a danno dell'ambiente naturale.

Differenza tra driftwood e bogwood:
Il driftwood è un legno che è rimasto alla mercede degli agenti atmosferici e ha galleggiato in un lago o mare per molto tempo, solitamente non viene considerato sicuro e trall'altro la raccolta è alquanto improponibile: immaginate una grande azienda mandare i suoi dipendenti in spiaggia a cercare i legni portati dalla marea. Possiamo dedurre che il termine driftwood è soltanto una trovata pubblicitaria (ed è un bene che lo sia perchè sarebbe poso sicuro per i nostri pesci se sitrattasse di driftwood originali).
Il bogwood è un legno che è rimasto sommerso in una palude in condizioni anaerobiche ed ha assorbito molte sostanze (spesso tannini ed acidi umici) dalla palude stessa e guadagnando una grande resistenza all'acqua. La raccolta di bogwood è improponibile e costosissima, immaginate le grandi aziende scavare nelle paludi alla ricerca di legni (che trall'altro verrebbero distrutti dalla potenza degli escavatori)
Anche in questo caso quindi il termine Boogwood è soltanto una trovata pubblicitaria, un Boogwood originale avrebbe un valore elevatissimo sia per la difficoltà di raccolta che per le migliori qualità come legno d'acquario.
Dovremmo diffidare da coloro che ci propongono questi legni come originali, molto più probabilmente sono legni raccolti e lavorati dall'uomo qualunque nome gli venga assegnato.

Vorrei inoltre fare una constatazione: abbiamo detto che i legni che ci vengono venduti non sono realmente ne driftwood ne bogwood, sappiamo che un legno che rimane all'aria in ambiente umido marcisce (sottobosco di una foresta), e sappiamo che anche una radice di un albero morto non resiste per molto tempo e deve essere dissotterrata velocemente. Da dove arrivano quindi questi legni? Beh non è difficile intuire che si tratta di piante che provengono da aree disboscate dove i legni vengono raccolti quando sono ancora freschi. Successivamente i legni vengono lavorati: con la sabbiatura si eliminano la corteccia e le impurità, poi vengono mantenuti in acqua per far rilasciare i tannini e successivamente essiccati e venduti (talvolta vengono soltanto sabbiati per poi essere direttamente venduti).

Legni acquistabili in negozio che possiamo utilizzare

Radici di Azalea (cerca con google immagini) che è presente anche nei nostri giardini come pianta ornamentale. L'origine è quasi sempre la Cina, le piante vengono scelte in modo selettivo lungo alcuni fiumi dove (dalle informazioni che ho potuto raccogliere) soltanto alcuni arbusti vengono estirpati.
Radici e legni di Manzanita (cerca con google immagini) se l'origine è certificata perchè potrebbe provenire da ambienti naturali disboscati illegalmente. Questa pianta proviene dal Nord America, la crescita rapida che caratterizza questo arbusto permette la raccolta del legno e delle radici senza che l'ambiente naturale venga devastato. In Italia non è molto utilizzato in ambito acquariofilo (anche se è presente ovunque come pianta da siepe) e potrebbe essere necessario acquistarlo online.



Da non utilizzare: legni la cui raccolta causa danni all'ambiente naturale

Il motivo per cui troverete in questa lista molti dei famosi legni utilizzati in acquariofilia è che i legni utilizzati sono quasi sempre residui della deforestazione, che vengono ottenuti con accordi con le grandi multinazionali che distruggono il nostro pianeta. L'acquisto di questi legni comporta quindi quasi sempre una forma di supporto per coloro che devastano le più importanti foreste mondiali con le conseguenze che ben conosciamo.

Legno di Sumatra (cerca con google immagini).  In Indonesia 30 milioni di ettari di foreste e torbiere sono destinate alla deforestazione selvaggia che causerà un'accelerazione dei cambiamenti climatici e probabilmente l'estinzione di centinaia di specie animali (tra cui l'Orango e la Tigre di Sumatra).
Old Black Wood (cerca con google immagini) venduto anche dalla ditta ADA. Deriva da duri alberi della Malesia che guardacaso è il paese con la maggiore deforestazione al mondo nel periodo dal 2000 al 2012 (fonte: news.mongabay.com: Malaysia has the world's highest deforestation rate).
Legno di Mopani (cerca con google immagini) venduto anche dalla ditta Amtra. Si pensa che la raccolta di questo legno possa essere causa di problemi per l'ambiente in Africa a causa della deforestazione. Inoltre questi alberi hanno una crescita molto lenta e anche se ripiantati necessiterebbero di diversi secoli per tornare alle dimensioni attuali.
Midori Driftwood (cerca con google immagini). Come per il legno di Sumatra e l'Old Black Wood si tratta di legni provenienti da Malesia e Indonesia, ambienti che subiscono una deforestazione selvaggia.
Legno di Manila (cerca con google immagini) venduto anche dalla ditta Amtra. Nelle Filippine la deforestazione delle montagne circostanti sta causando gravi problemi di allagamento. Numerose sono le vite umane spezzate dalle alluvioni, incalcolabili i danni all'ambiente.
Opuwa aquarium root (cerca con google immagini). Opuwo è una città della Namibia famosa per l'esportazione di questi legni che vengono utilizzati a vari scopi, la raccolta avviene in modo devastante per la natura senza alcun progetto di conservazione dell'ambiente.
Guinea wood commercializzato anche dalla ditta Amtra. La Nuova Guinea è a rischio deforestazione e guardacaso la maggiorparte delle concessioni sono state assegnate al più grande esportatore di legname proveniente dalla Malesia.


Per maggiori informazioni sulle piante a rischio estinzione:
Lista dei legni provenienti da piante che sono a rischio estinzione.

Da non utilizzare: legni pericolosi per l'acquario

Secondo l'Epa non si dovrebbe mai bruciare il Driftwood proveniente dal mare in quanto rilascerebbe sostanze tossiche. Non so se questo possa avere un significato in ambito acquariofilo, l'unica certezza che abbiamo è che un legno può assorbire gli idrocarburi che inquinano i mari e quindi potrebbe essere poco sicuro.

Lista dei legni tossici o che possono causare allergie all'uomo, questi legni sono sconsigliabili in acquario a meno che non si abbiano certezze sul fatto che non rilasceranno sostanze tossiche.

Legni raccolti in natura, quali utilizzare e come prepararli

Il primo accorgimento necessario nella raccolta di legni in natura è quella di evitare qualsiasi fonte di potenziali veleni. Bisogna quindi scartare tutti i legni che provengono da strade (soprattutto se trafficate), luoghi dove vengono utilizzati pesticidi o altre sostanze velenose soprattutto se volatili (ad esempio luoghi in cui si pratica la disinfestazione per le zanzare). Una ulteriore accortezza è quella di scortecciare il legno (cosa che va fatta comunque per evitare un eccessivo rilascio di sostanze inquinanti in acquario), con questo sistema si possono eliminare inquinanti che si sono depositati soltanto superficialmente.

Queste informazioni sono prese dal web e non c'è alcuna garanzia sul fatto che siano veritiere, si consiglia di cercare ulteriori fonti e di consultare il Wood Database per verificare che i legni scelti non siano tossici e che abbiano una consistenza sufficiente ad impedirne il veloce degrado in acqua.

Ricordate che un legno o una radice si deteriorano se rimangono esposti all'acqua o all'umidità e nello stesso momento restano a contatto con l'aria (e quindi con l'ossigeno). Il modo migliore per trattare un legno è lasciarlo asciugare al sole o lasciarlo immerso in acqua (dipende dal tipo di legno).


Sono da evitare:
gli alberi con linfa lattiginosa (come il fico)
gli alberi molto aromatici (come l'alloro o l'eucaliptus)
gli alberi con resine molto aromatiche (le conifere come il pino)

nota bene:
alcune piante che sono sconsigliate possono essere utilizzate in determinate situazioni, ad esempio per il pino (ed immagino anche le altre conifere) si ritiene che sia sufficiente immergerlo per almeno 8 mesi dopo averlo fatto essiccare. Ho anche letto che l'eucaliptus può essere utilizzato dopo alcuni anni di essiccatura. Insomma probabilmente con certe accortezze la lista delle piante utilizzabili può ingrandirsi notevolmente.

Lista di piante i cui legni sono potenzialmente utilizzabili in acquario:

Querce
Castagno
Tasso
Acero
Frassino
Olmo
Noce
Faggio



Link utili e bibliografia

Tool di google per visualizzare la deforestazione nel mondo
Powered by Google, high resolution forest map reveals massive deforestation worldwide

Lista dei legni e delle loro caratteristiche
Wood Database

Informazioni sui legni utilizzati in acquario
Bogwood - The Aquarium Wiki

4 novembre 2014

Boicotta il colore artificiale

Premessa, come vengono colorati artificialmente i pesci.

Talvolta i pesci vengono colorati tramite ormoni che vengono assimilati durante l'alimentazione, ma il colore dura ben poco e sbiadisce con il tempo. L'utilizzo di ormoni causa spesso gravi problemi alla salute dei pesci che hanno altissime possibilità di morire entro pochi mesi.

Talvolta i pesci sono stati colorati con una iniezione (fatta con una comune siringa di piccole dimensioni), e qui la storia diventa ancora più cruenta. Sul web si narra di sfruttamento minorile,argomento che non voglio approfondire perchè non è nelle tematiche di questo blog (vi fornirò comunque dei link dove se ne parla).
I pesci che riescono a sopravvivere al crudele trattamento non sono molti, stime ottimistiche parlano di un 50% di pesci morti nei primi 30 giorni dopo il trattamento. In ogni caso i pesci sopravvissuti sono vulnerabili a diverse infezioni ad opera di agenti patogeni che possono anche protrarsi nel tempo, portando malattie nei nostri acquari dove altre specie viventi possono essere infettate.

Cosa possiamo fare per boicottare il colore artificiale nei pesci?


Io quando entro in un negozio e vedo pesci colorati artificialmente faccio notare al negoziante che è eticamente immorale vendere quei pesci e che ha appena perso un cliente. Quando entro nei miei negozi di fiducia ogni tanto mi fermo a fare due chiacchiere, loro lo sanno benissimo che se mi fanno trovare una cosa del genere perdono un cliente. Inoltre quando si chiacchiera tra acquariofili di negozi colgo sempre per segnalare quei negozi che vendono pesci colorati artificialmente.

Dobbiamo prendere consapevolezza nel nostro potere di clienti, il passaparola è più efficace di quanto possa sembrare. E soprattutto dobbiamo pretendere un servizio all'altezza! Un negoziante deve essere preparato, informato, mantenere una certa etica, essere onesto, tutto il contrario di molti negozianti senza scrupoli e senza un briciolo di conoscenza di quello che vendono. Abbiamo il diritto ed il dovere di non entrare nei negozi che non ci garantiscono uno standard qualitativo e soprattutto non possiamo acquistare da negozianti di cui non possiamo fidarci.

Tu ti fideresti di un negoziante che è disposto a venderti un pesce colorato artificialmente e che morirà probabilmente in pochi mesi diffondendo la malattia agli altri pesci nel tuo acquario?

Quali altre fregature di cui non siamo a conoscenza è disposto a darti quel negoziante?

Ci sono tanti motivi per cui puoi cambiare negozio quando vedi queste cose, basta sceglierne uno.


Ringrazio acquariofiliaconsapevole.it per aver promosso con convinzione questa campagna


Boicotta il colore artificiale
Boicotta il colore artificiale


Lista di alcuni siti che parlano del colore artificiale nei pesci d'acquario


Campagna di Acquarifilia Consapevole contro i pesci colorati artificialmente
Campagna di sensibilizzazione dei negozianti da parte di Practical Fishkeeping
Dyed Fish - articolo su Fishlore
Dyed Fish - articolo su wikipedia 
Painted Fish - articolo su Aquatic Community

Uova di zanzara in frigorifero

Ho letto su alcuni siti (non ricordo le fonti ma non importa molto) che a basse temperature le uova di zanzara non si schiudono e rimangono in una sorta di stasi vegetativa fino a che la temperatura non torna ad essere adatta allo sviluppo delle larve.
La prima cosa che ho pensato è stata quella di conservare le uova di zanzara in frigorifero per poterle riutilizzare al momento giusto alimentando poi le larve con una soluzione di quelle studiate nell'esperimento sui nutrienti per organismi aspiratori o filtratori.

uova e larve di zanzara
uova e larve di zanzara (foto di un precedente esperimento)


Ho raccolto in giardino delle uova appena deposte e le ho messe in un bicchiere con 3 cm di acqua raccolta dalla tinozza dove erano state deposte le uova. Ho chiuso il bicchiere con una pellicola trasparente e del nastro isolante e la ho etichettata in modo evidente (meglio evitare che qualche familiare getti via il mio esperimento...). Il bicchiere è stato lasciato per 10 giorni in frigorifero ad una temperatura di 4°C (definiamo questa temperatura come non stabile perchè il frigorifero viene aperto spesso, ma le variazioni dovrebbero essere poco significative).

Dopo 24-48 ore le uova si erano schiuse, determinando il fallimento dell'esperimento. Ho comunque portato avanti l'esperimento per verificare il comportamento delle larve a basse temperature. Molte larve sono morte (non tutte assieme, i decessi sono stati graduali e si sono verificati durante tutta la durata dell'esperimento). Circa quindici larve di zanzara sono sopravvissute senza però aumentare in dimensione.

Al termine dei 10 giorni ho aperto il bicchiere lasciandolo all'aria aperta a circa 20°C, dopo 3 giorni ho notato un lieve incremento delle dimensioni delle larve, non penso che il bicchiere contenga sufficiente nutrimento quindi è impossibile portare avanti l'analisi ma possiamo trarre delle conclusioni.

Conclusioni dell'esperimento "Uova di zanzara in frigorifero"

Le uova a 4°C si schiudono ugualmente, ma il metabolismo delle larve appena schiuse diminuisce drasticamente fino a bloccarne lo sviluppo. Quando la temperatura torna ad essere adatta allo sviluppo il metabolismo riprende il suo normale ritmo e le larve assorbono nutrienti aumentando di dimensione.

Quindi non possiamo conservare le uova in frigorifero ma conserveremo le larve con una percentuale di mortalità molto elevata. Questa percentuale di mortalità rende non conveniente la procedura

 Probabilmente è molto più semplice utilizzare delle colture con nutrienti poco efficaci per mantenere le larve in vita senza farle crescere velocemente, sicuramente la percentuale di mortalità sarà più bassa.

1 novembre 2014

Lemna

La Lemna viene detta lenticchia d'acqua, in lingua inglese Duckweed, letteralmente erbaccia delle anatre, nome che trova origine nel fatto che le anatre vanno pazze per queste piante molto nutrienti.

Lemna in natura
Lemna in natura
foto di Bart Wursten



Attualmente la sottofamiglia delle Lemnoideaee è inclusa nella famiglia delle Aracee

La sottofamiglia delle Lemnoideaee comprende i seguenti generi:
  • Landoltia
  • Lemna
  • Spirodela
  • Wolffia
  • Wolffiella

Nel genere Landoltia abbiamo la specie Landoltia punctata che è la nomenclatura binomiale di Spirodela punctata (la nomenclatura binomiale viene utilizzata per mettere in risalto alcune caratteristiche differenti dalle altre specie del genere Spirodela).


Nel genere Lemna abbiamo molte specie, ecco quelle presenti in Italia:
  • Lemna aequinoctialis
  • Lemna gibba
  • Lemna minor
  • Lemna minuta
  • Lemna paucicostata
  • Lemna trisulca
  • Lemna valdiviana

Nel genere Wolffiella abbiamo una decina di specie di cui la Wolffiella gladiata è forse la più interessante (vedi su google) (Wolffiella su wikipedia)

Nel genere Wolffia abbiamo le piante da fiore più piccole della terra (vedi su google)
Wolffia arrhiza è presente in Italia

Nel genere Spirodela abbiamo quattro specie, delle quali in Italia sono conosciute la Spirodela polyrhiza e la Spirodela punctata


Lemna gibba
Lemna gibba (caratterizzata dalla gibbosità inferiore)
foto di Bart Wursten

 Utilizzo della Lemna come alimento


Il motivo che mi ha spinto a parlare dell Lemna è che essa può essere utilizzata come alimento. Per molte specie animali in vari ambiti zoologici questa pianta è una valida alternativa alimentare a costo zero, anzi spesso si può sfruttare la Lemna anche nella purificazione delle acque prima che come alimento. In ambito acquariofilo viene spesso utilizzata proprio per la capacità di ridurre gli inquinanti, ma non bisogna dimenticare che molti pesci possono nutrirsene. Riporto alcuni dati presi dal web sull'utilizzo della Lemna come alimentazione, lascerò che essi parlino da soli sul potenziale di questa splendida pianta che dovrebbe essere sempre presente in tutti gli acquari.

Duckweed (Lemna polyrhiza) leaf meal as a source of feedstuff in formulated diets for rohu (Labeo rohita Ham.) fingerlings after fermentation with a fish intestinal bacterium
http://www.sciencedirect.com/
Utilizzando un batterio isolato dall'intestino di Cyprinus carpio la Lemna è stata fatta fermentare per migliorarne l'assimilazione e la digeribilità. Nella dieta dei Labeo rohita è stato verificato che è possibile utilizzare un 30% di Lemna fermentata con il batterio al posto del 10% di farina

Performance of broiler chickens fed diets containing duckweed (Lemna gibba)
http://journals.cambridge.org/
Alimentando polli da carne con Lemna è stato verificato un evidente aumento di peso e un miglioramento nella colorazione, è stato verificato anche che può essere utilizzato un 15% di Lemna come alimentazione.

Use of duckweed (Lemna spp) as replacement for soya bean meal in a basal diet of broken rice for fattening ducks
http://www.lrrd.cipav.org.co/
Una valutazione delle proprietà nutritive della Lemna nei confronti di sementi a base di riso o di soia nell'allevamento di anatre da ingrasso. Gli studi effettuati dimostrano la possibilità di utilizzo della Lemna come unico alimento al posto degli altri due presi in considerazione.

Use of Duckweed (Lemna perpusilla) as a Protein Source Feed Item in the Diet of Semi-Scavenging Jinding Layer Ducks
https://www.jstage.jst.go.jp/
Un esperimento di 75 giorni per la sostituzione nell'allevamento di anatre di un integratore alimentare a base di olio di senape con la Lemna. Sono stati verificati una leggera diminuzione di peso (max 5% di peso in meno) ed un piccolo incremento nella deposizione di uova (max 1% di deposizioni in più) che possono essere giustificate da una soddisfacente riduzione nei costi di allevamento

The application of multielemental analysis in the elaboration of technology of mineral feed additives based on Lemna minor biomass
http://www.sciencedirect.com/
In questo studio è stato possibile verificata la capacità di bioassorbimento e bioaccumulo di microelementi (Mn, Zn, Cu, Cr) da parte di Lemna minor. Lo scambio ionico è risultato l'unico processo attraverso il quale avviene il bioassorbimento. I microelementi vengono scambiati principalmente con K, Ca, Mg (da segnalare che però K, Ca, Mg non vengono rilasciati dalla biomassa). Questi risultati sono molto importanti nell'ottica dell'utilizzo di Lemna minor in ambito alimentare come integratore di microelementi.

Duckweed - a potential high-protein feed resource for domestic animals and fish
http://www.lrrd.cipav.org.co/
Rispetto alla maggior parte delle piante, le foglie della Lemna hanno poca fibra (5% sul secco) in quanto non devono sostenere la pianta. Questo le rende molto più digeribili di soia, riso, o mais, in cui circa il 50% della biomassa è in forma di fibre. La Lemna può raddoppiare la propria massa in un breve periodo che va dalle 16 ore ai 2 giorni a seconda della disponibilità di nutrienti, della luce del sole, e della temperatura dell'acqua.
Il contenuto di nutrienti e di fibre di una foglia di Lemna dipendono alle condizioni di crescita della Lemna, in condizioni ideali si può arrivare ad 40% di proteine grezze.
Questo rende la Lemna un alimento ideale per l'alimentazione nelle specie allevate, in particolare nella dieta dei pesci.

Posizione della Lemna in acquario

Il problema più grande della Lemna in acquario è che impedisce alla luce di raggiungere il fondo e di illuminare tutte le piante, esistono vari sistemi per limitarne la crescita soltanto in alcune zone della superficie quindi non mi dilungherò molto su questo argomento. Diciamo che l'ideale sarebbe una area rettangolare da fissare sui lati dell'acquario dove non vi è la necessità di far passare la luce. Un recinto in plexiglass posto lateralmente penso che sia la soluzione migliore, meglio ancora se si tratta di una struttura galleggiante ormeggiata sul lato corto dell'acquario. Sfruttando la rifrazione della luce possiamo ricavare uno spazio sufficiente a tale scopo, ho provato a creare una immagine per far capire la zona che ci interessa:

posizione ideale della lemna in acquario
posizione ideale della lemna in acquario

Specie in mio possesso

Sono disponibile a scambiare con altre specie, in particolare sono alla ricerca di Wolffia arrhiza, Lemna gibba, Wolffiella gladiata

Landoltia punctata (Roberto Pellegrini che me la ha fornita ha detto: "solo in estate e in pieno sole, l'ho vista puntinarsi e abbronzarsi un pò di rosso")

Landoltia punctata (Spirodela punctata)
Landoltia punctata (Spirodela punctata)


Lemna minor

Lemna minor
Lemna minor

Lemna trisulca

Lemna trisulca
Lemna trisulca

Lemna sp. probabile Lemna valdiviana o Lemna minuta (Roberto Pellegrini che me la ha fornita ha detto: "Potrebbe essere la aequinoctialis o, forse, la valdiviana" ma mi sento di escludere la aequinoctialis e inserire la minuta come seconda possibilità)

Lemna sp. (probabile Lemna valdiviana o Lemna minuta)
Lemna sp. (probabile Lemna valdiviana o Lemna minuta)


Spirodela polyrhiza

Spirodela polyrhiza
Spirodela polyrhiza


Ringrazio Roberto Pellegrini che oltre a fornirmi diverse piante tra cui alcune specie di Lemnoideaee si è sempre dimostrato molto disponibilea dare informazioni.
http://areapalustre.it/roberto-pellegrini/

Bibliografia
L'unico sito che ho trovato e che fornisce informazioni interessanti sulle Lemnoideaee:
http://waynesword.palomar.edu/1wayindx.htm

Immagini: alcune immagini sono state fornite da Bart Wursten (https://www.flickr.com/photos/zimbart/)

30 ottobre 2014

Moina

Moina è un crostaceo appartenente alla famiglia Moinidae (ordine dei Cladocera come la Daphnia). Di fatto le specie appartenenti alla famiglia Moinidae sono molto simili alle Daphnia ma più piccole (circa 1-1.5 mm per le femmine adulte e 0.5 mm per i maschi).

Moina micrura
foto di Haney, J.F. et al. "An-Image-based Key to the Zooplankton of North America"
University of New Hampshire Center for Freshwater Biology <cfb.unh.edu>


Le dimensioni molto limitate della Moina la rendono un ottimo cibo vivo per piccoli pesci, ma anche per avannotti. Inoltre rispetto alla Daphnia è possibile ottenere una concentrazione decisamente maggiore di esemplari per litro (5000 Moina/litro rispetto a 500 Daphnia/litro). La raccolta può avvenire sifonando dal fondo se si raccolgono in pieno giorno, mentre al buio è possibile illuminare con una torcia (puntata da sopra verso l'esterno) un angolo del contenitore ed aspettare 1-2 minuti che esse vengano attirate in superficie.

Moina attirate dalla luce
Moina attirate dalla luce


Condizioni di vita di Moina sp.


Moina vive in bacini idrici con corrente ridotta o inesistente (soprattutto paludi, stagni, laghi, fossi) dove il materiale organico in decomposizione forma un alimento particellato che finisce in sospensione (o che alimenta alghe verdi unicellulari, conosciute comunemente come fitoplancton).
Essendo capace di sintetizzare emoglobina la Moina non è in alcun modo legata alla quantità di Ossigeno in acqua, inoltre è anche molto resistente alle variazioni di temperatura sopportando una temperatura che va da 5°C a 31°C (in natura un bacino d'acqua non scende mai sotto i 4°C ad eccezione della eventuale superficie ghiacciata). La temperatura ideale è tra i 24 e i 31°C, il pH dovrebbe essere tra 7 e 8 (KH almeno 4 per evitare variazioni) e il GH non deve essere eccessivamente basso, idealmente GH 8-12.

L'illuminazione è utile per la formazione di microfauna di cui Moina sp. si nutre, la luce diretta del sole non è consigliabile ma non è un problema se non fa salire la temperatura sopra i 31°C (meglio comunque limitare l'esposizione diretta a massimo un paio d'ore nei mesi non estivi).

In caso di temperature troppo estreme o di condizioni biologiche di non sopravvivenza Moina sp. produce degli esemplari maschi, con i quali si accoppia per deporre le uova. In questo caso la coltura tende a collassare ma basterà attendere una situazione migliore (o cercare di riprodurre condizioni migliori) per farla ripartire. Eventualmente è anche possibile far asciugare la coltura e raccogliere il fondo che conterrà molte uova. Quando le condizioni sono ideali invece esemplari maschi non vengono prodotti e le femmine fanno nascere nuove femmine, in questo caso la coltura prolifera velocemente.

Una mia impressione è che le variazioni di durezza dell'acqua possano causare il collasso della coltura in quanto ricreano quella situazione in cui le pozze si asciugano. In questi casi la Moina deve produrre le uova per sopravvivere in caso di siccità. Bisogna per questo motivo fare attenzione al GH delle colture che non deve aumentare troppo velocemente.

Moina è estremamente sensibile ai pesticidi, ai metalli (ad esempio, rame e zinco), ai detergenti o candeggianti e altri materiali tossici. Per questo motivo bisogna fare molta attenzione ai materiali che utilizziamo, soprattutto io consiglio di lasciar riposare l'acqua di rubinetto (se le caratteristiche sono adatte) per almeno 7 giorni rispetto ai 2-3 che normalmente vengono consigliati.

Inoltre bisogna fare attenzione agli strumenti ed ai contenitori utilizzati che dovrebbero essere sterilizzati spesso evitando l'utilizzo degli stessi per altre colture o per l'acquario. Questo per evitare di inserire nella coltura dei predatori di Moina che a volte giungono involontariamente ma possono comportare una strage. Per lo stesso motivo meglio non utilizzare acqua dei cambi o presa da vasche esterne.

Nemici della Moina, i predatori


Il peggior nemico della Moina è l'Hydra che con i suoi tentacoli può far strage di piccoli esemplari di Moina e colonizzare tutte le superfici verticali (difficilmente le troviamo sul fondo). Con contenitori trasparenti o semi-trasparenti è possibile controllare le pareti e tentare la rimozione delle Hydra, se questo non fosse possibile è necessario riavviare la coltura e sterilizzare il contenitore. La rimozione manuale può essere fatta con una siringa alla quale viene applicato un tubo per areatori per prolungarla, bisogna fare molta attenzione perchè l'Hydra al minimo sentore di pericolo si ritrarrà su se stessa diventando quasi invisibile.
Se non si riesce ad affrontare il problema con la rimozione manuale sarà necessario eliminare la coltura (utilizzandola per nutrire i vostri pesci) e farne ripartire una nuova dopo aver sterilizzato contenitori e strumentazione.

Per chi volesse intraprendere la coltura in casa di Moina consiglio di fare ricerche di immagini e video delle Hydra finchè non si avrà una buona conoscenza di questo splendido ma spietato predatore, dovete saperlo riconoscere se non volete trovarvi ad affrontare un nemico invisibile.

Clicca Hydra viridis acquario per cercare con google immagini oppure visualizza il video qui sotto:



 

Altri predatori più facili da riconoscere sono scarabei o larve di libellula che sono sicuramente di grandi dimensioni e facilmente riconoscibili, anche le planarie potrebbero essere nocive ma non ho trovato informazioni in merito.


Le colture di Moina sono spesso accidentalmente contaminate con rotiferi, in particolare Brachionus e Conochilus che possono essere nocivi in quanto ostaconalo il movimento e l'alimentazione delle Moina. Ci sono diversi rimedi come la filtrazione o l'esposizione a temperature elevate o riducendo drasticamente i livelli di ossigeno (quest'ultimo mi sembra migliore).

Alimentazione di Moina sp. nelle colture indoor


Per allevare la Moina in casa bisogna studiare una alimentazione efficace che sia semplice da ottenere e nello stesso tempo garantisca una crescita veloce. Esistono tante soluzioni, ognuno ha la sua ricetta e non voglio fare un elenco di tutte le possibili soluzioni, mi limiterò a dare alcune indicazioni e a segnalare a fondo pagina una serie di link dove raccogliere informazioni in merito.

Fitoplancton: probabilmente è la soluzione migliore perchè non è molto inquinante ed è facilmente partizionabile, inoltre è uno segli alimenti migliori per molte altre colture e anche per l'allevamento di avannotti piccolissimi. Le problematiche del Fitoplancton sono legate alla gestione: deve essere fertilizzato (cosa che probabilmente sarà molto semplice per chi ha un acquario di piante che viene fertilizzato) e necessita di un impianto di illuminazione ed un ossigenatore. Forse un giorno inizierò questa avventura ma al momento preferisco ridurre la tecnologia e la gestione, studiando soluzioni alternative e quanto più possibile semplici come gestione.
Il dosaggio è molto semplice, si somministra e si attende che l'acqua torni trasparente. Molte persone non diluiscono il Fitoplancton nella coltura ma utilizzano Fitoplancton non diluito per far partire una nuova coltura, quando questa diventa trasparente utilizzano parte delle moine per una nuova coltura e il resto per alimentare i pesci.

Lievito di birra: questo alimento non può mancare, è facile da gestire e bisogna fare soltanto attenzione a non dosarne troppo, ecco la procedura per utilizzarlo:
  • Preparare 1 litro di acqua con gli stessi valori della coltura e metterlo in frigorifero per 1 ora o più.
  • Inserire circa 6 grammi (1 quarto di cubetto) di lievito di birra non invecchiato e agitare moderatamente fino a quando il lievito è completamente sciolto.
  • Rimettere in frigorifero la bottiglia, fare attenzione a mantenere sempre al fresco il lievito e la soluzione
  • Conservare in frigorifero per massimo 7 giorni dopo di che preparare una nuova soluzione.
  • Versare in un contenitore pulito la quantità giornaliera necessaria (io utilizzo un bicchiere in vetro che sciacquo dopo l'utilizzo con acqua di rubinetto e poi lascio asciugare all'aria).
  • Lasciare all'aria aperta e dosare con una siringa pulita che verrà utilizzata soltanto per questa procedura.
  • Per una coltura molto popolata il dosaggio è di 3.5 ml per litro di coltura.
  • Per colture meno popolate dosare 1/4 o 1/2 di 3.5 ml per litro di coltura e magari dividere il dosaggio in 2 sessioni da somministrare mattina e pomeriggio.
  • Attenzione a non overdosare, può causare il collasso della coltura (in caso di errore diluire la coltura con acqua pulita che abbia gli stessi valori della coltura).


Infuso vegetale: si può utilizzare l'erba medica o anche il fieno per i conigli con le quali fare una sorta di tè, probabilmente vanno bene anche altri vegetali ma vista la semplicità di reperimento non ho voluto cercarne altri. Il dosaggio è difficile da calcolare in grammi preferisco fare ad occhio: prendo l'equivalente di fieno che se appallottolato ha la dimensione di una noce e lo faccio bollire in microonde in un bicchiere con acqua di osmosi, mezzo bicchiere va bene per circa 10 litri di coltura. Utilizzo l'acqua di osmosi perchè devo bollire e voglio evitare di far precipitare sostanze che potrebbero attivare la nascita di esemplari maschi di Moina con un conseguente collasso della coltura.

L'infuso di fieno per conigli che utilizzo non è molto inquinante quindi si può dosare in quantità maggiori senza grossi problemi anche se non penso sia necessario, inoltre è possibile prepararne in quantità maggiori e conservarlo in contenitori puliti se si vuole risparmiare tempo.

Sicuramente va bene anche l'acqua di cottura che si ottiene da molte delle verdure che normalmente bolliamo in cucina (cicoria, indivia, spinaci), se volete fare un test potete procedere in questo modo:
  • Assicurarsi che le verdure non siano state trattate con pesticidi o altre sostanze tossiche.
  • Utilizzare per la cottura contenitori ben lavati che non contengano residui di sapone.
  • Bollire diverse verdure (stesso peso per ogni verdura) e mettere da parte l'acqua di cottura.
  • Quando bolliamo verdure per noi aggiungiamo il sale, questo non va bene per la Moina. Se non utilizziamo il sale potremmo utilizzare l'acqua di cottura.
  • Preparare diverse colture di Moina in contenitori da 1 litro (uno per ogni tipo di verdura da provare).
  • Alimentare ogni coltura con un differente liquido di cottura.
  • Alimentare  anche con soluzione di lievito di birra (leggi sopra per preparazione e dosaggio).
  • Valutare i risultati dopo 5-7-10-15 giorni.
Infuso di cereali: è una soluzione molto nutriente ma eccessivamente inquinante, teoricamente fa parte della mia ricetta ma al momento lo ho escluso perchè non voglio rischiare di uccidere una coltura di Moina. In futuro proverò una coltura di test. La preparazione prevede di bollire una piccola quantità (circa un cucchiaino) in un litro d'acqua d'osmosi, filtrare per togliere il residuo e dosare giornalmente in piccole quantità. La soluzione ottenuta deve essere conservata al fresco per evitare una eccessiva esplosione batterica e probabilmente deve essere consumata in 24h. La procedura necessita di alcuni test per essere migliorata.

La mia migliore ricetta attuale (verrà aggiornata se cambio ricetta):
3.5 ml di soluzionedi acqua e lievito di birra per ogni litro di coltura (leggi sopra i dettagli per colture poco popolate
10 ml  di infuso di acqua d'osmosi e fieno per conigli (fatto bollire 1-2 volte per estrarre il massimo di nutrienti) per ogni litro di coltura

Contenitori per la coltura di Moina sp.


Non mi piacciono molto i contenitori in vetro e anche se la loro perfetta trasparenza sarebbe sicuramente utile preferisco evitare contenitori che possono rompersi.

Contenitore per mozzarelle da un litro con Moina
Contenitore per mozzarelle da un litro con Moina


Per quello che riguarda la proporzione tra le varie dimensioni bisogna cercare di mantenere contenitori con una buona superficie di contatto con l'aria quindi eviterei le bottiglie (ma questa cosa necessita di qualche test). Ecco una lista di contenitori che reputo utili:
  • Contenitori da un litro (quelli utilizzati per le mozzarelle sono ottimi, vanno soltanto sciacquati con acqua di rubinetto dopo averli svuotati dalle mozzarelle).
  • Contenitori in plastica ad uso domestico da 5 o 10 litri che devono avere un elevato grado di trasparenza per permettere un miglior controllo.
  •  Contenitori di maggiori dimensioni sono ugualmente utilizzabili ma poco pratici se devono essere spostati quando sono pieni. Contenitori da 50 litri sono più adatti alla coltura esterna.
Contenitori di maggiori dimensioni sono scomodi e troppo grandi per l'allevamento in casa, inoltre è meglio utilizzare tanti contenitori con meno litri per evitare il collasso di una coltura (almeno 2-3 contenitori).

Se avete bisogno di una piccola dose giornaliera 10 contenitori da 1 litro potrebbero essere un'ottima soluzione, mantenendone 7-8 sempre con colture attive. Altrimenti 2-3 (o più) contenitori da 10 litri sono necessari se si vuole avere una produzione maggiore (anche con contenitori grandi è sempre utile averne un paio da un litro da utilizzare per preparare nuove colture in caso di reset di quelle nei 10 litri).

Contenitori da 10 litri con coltura di Moina
Contenitori da 10 litri con coltura di Moina


Pulizia dei contenitori: è sempre bene avere qualche contenitore in più di cui almeno uno non utilizzato da pulire e disinfettare per sostituire colture vecchie con delle nuove. Ogni coltura andrebbe resettata ogni 60 giorni massimo facendo attenzione ad utilizzare una coltura di partenza non infettata dalle Hydra o altri organismi. I contenitori da un litro sono ottimi per creare colture di partenza che poi possono essere trasferite in contenitori più grandi (o in più contenitori da 1 litro) perchè ci permettono di controllarle ed essere sicuri che siano non contaminate. I contenitori che svuotiamo devono essere puliti e lasciati asciugare (possibilmente al sole); per la pulizia possiamo utilizzare semplice acqua di rubinetto o meglio una soluzione al 30% di acido muriatico (in 70% di acqua di rubinetto).

Allo stesso modo è utile pulire gli strumenti che utilizziamo per gestire le colture (siringhe o altro), questi strumenti dovrebbero essere dedicati alle sole colture di Moina e non entrare in contatto con altre colture o con l'acqua dell'acquario.

Allestimento di una coltura di Moina sp.


L'acqua come già detto deve essere con le seguenti caratteristiche:
pH 7-8
GH 8-12 (ottimale, ma possiamo avere anche valori diversi evitando un GH elevatissimo)
KH 4 o più

Meglio non avere valori troppo bassi di KH perchè in caso di sovradosaggio dell'alimentazione potrebbe essere necessario diluire velocemente la coltura, in questo caso se avessimo a disposizione soltanto acqua di osmosi rischieremmo di avere un KH basso e quindi oscillazioni di pH. Un KH tra 6 e 8 è ideale.

L'acqua non deve provenire da luoghi dove possono essere presenti Hydra o altri possibili predatori

Nel contenitore è bene aggiungere alcune chiocciole (io preferisco le planorbarius) che hanno la duplice funzione di mangiare eventuali detriti e di rilasciare con le feci dei batteri (che vengono utilizzati durante la digestione) che saranno un ulteriore alimento per le Moina.

Nei contenitori si può aggiungere un pò di fieno per conigli (in piccole quantità) che deteriorandosi fornirà cibo per le Moina e le chiocciole.

Molti consigliano di inserire un areatore (solo il tubicino senza la porosa) ma non è necessario e sinceramente lo reputo soltanto una seccatura.

Somministrazione di Moina


Somministrazione per gli avannotti

La Moina può sostituire l'artemia nelle prime fasi di vita dei piccoli pesci, bisogna però fare alcune considerazioni:
Moina inserita nella vasca degli avannotti aiuta a pulire l'acqua nutrendosi degli scarti alimentari che andrebbero ad inquinare l'acqua
Moina inserita nella vasca degli avannotti può costituire un concorrente alimentare
Moina inserita nella vasca degli avannotti almeno 3-4 giorni prima si riprodurrà in modo costante garantendo la presenza di piccolissime Moina di dimensioni uguali o inferiori a 0.2-0.3 mm

Detto ciò penso che se la vasca dove accresceremo i nostri avannotti è molto ben popolata di fitoplancton e piccoli organissmi sarà utile inserire le Moina soltanto quando queste costituiranno un valido alimento, mentre se partiamo da una vasca prima di vita e saremo costretti a iniziare con prodotti come uovo sodo o altre sostanze potenzialmente inquinanti sarà bane inserire le Moina da subito.

Somministrazione per pesci adulti

Raccogliere la quantità di Moina necessaria per le successive 24 ore la sera prima della somministrazione ed isolarle in uno o più contenitori e fornire una alimentazione specifica per modificare leggermente i valori nutrizionali delle Moina. Le Moina nutrendosi di questo cibo diventeranno come delle caramelle ripiene per i vostri pesci.

Ecco alcune alimentazioni dell'ultimo momento:

  • sangue
  • spremuta di aglio
  • decotto di verdure o varie spezie
  • spirulina
  • decotto di paprica (bollire 10g in 1 litro per 15 minuti)

note:
non tutte sono state provate, questo elenco sarà utile anche a me per provare varie combinazioni
alcune possono essere utilizzate come soluzioni alternative per l'alimentazione della Moina

Esperienze sull'allevamento


Tutta la parte relativa alla mia prima esperienza è stata spostata in questa pagina:
Allevamento della Moina, prima esperienza


Bibliografia e link utili per approfondire l'argomento:


Culture Techniques of Moina : The Ideal Daphnia for Feeding Freshwater Fish Fry

The Skeptical Aquarist about Daphnia and Bosmina and Moina species

26 ottobre 2014

Aquascaping e la definizione di acquario naturale

Nella definizione di Acquario naturale l'aggettivo "naturale" viene utilizzato allo stesso modo in cui in televisione utilizzano l'aggettivo ecologico, in televisione ormai è tutto "eco" anche ciò che di ecologico ha ben poco costituendo una fonte di inquinamento con un elevato impatto ambientale. In acquariofilia l'aggettivo "naturale" viene utilizzato da tutti coloro che vogliono darci una percezione non sempre veritiera di qualcosa che di naturale ha ben poco. Andate a leggere le etichette di tutti quei prodotti che trovate sugli scaffali dei negozi specializzati e vedrete quanti prodotti naturali possiamo utilizzare!

Vediamo le definizioni di naturale e di artificiale

Artificiale, ovvero dove è presente l'intervento umano
Naturale, ovvero ottenuto senza l'intervento umano
Un acquario quindi non sarà mai naturale perchè l'intervento dell'acquariofilo porta alla creazione in acquario di un ecosistema artificiale

Ragionando al contrario e cercando di creare una scala di valori, possiamo dire che maggiore è l'influenza umana e maggiore è il grado di artificialità. Quindi potremmo dire che maggiore è l'intervento umano e meno naturale è l'acquario (anche se abbiamo detto che l'acquario non può essere definito naturale).

Whisper of the pines, Serkan Çetinkol. Turkey. 2013 IAPLC Top 27
Whisper of the pines, Serkan Çetinkol. Turkey. 2013 IAPLC Top 27

L'aquascape e l'acquario naturale


Riguardo l'aquascape, mi viene logico pensare che maggiore è la necessità di gestione e meno naturale è l'acquario. Quindi la definizione "Nature Aquarium" non è proprio esatta.

Ma lasciamo perdere i giochi di parole e vediamo cosa è l'aquascaping. La prima volta che parlai con un aquascaper questi mi disse: è un arte che riproduce un paesaggio (come una montagna, un prato con un albero, o altro ancora) all'interno dell'acquario. Quindi, mi viene da pensare, l'aquascaper è un pittore?

Forse si, probabilmente gli aquascaper sono degli artisti prima che degli acquariofili, ma con una grande conoscenza delle piante. Voglio prendere come esempio il vincitore dell'International Aquatic Plants Layout Contest 2012 per confutare questa mia affermazione.

La vasca vincitrice del cinese Zhan Jianfeng IAPL 2012
La vasca vincitrice del cinese Zhan Jianfeng IAPL 2012


Come potete notare abbiamo un bel bosco, con un sentiero e gli uccelli che volano nel cielo. Ma non era un acquario? Guardando molti aquascaper spesso troviamo viali, vialetti, alberi, montagne, nuvole, e chi più ne ha più ne metta. Come si fa a definirli acquari naturali? Io li definirei piuttosto quadri che rappresentano la natura. Non sto dicendo che è brutto anzi, cavolo è stupendo! MA non è un acquario naturale!

Dicevo prima che maggiore è l'intervento umano e più possiamo definire un acquario come artificiale. Nell'aquascape abbiamo piante che devono essere costantemente potate per ottenere certe forme e poi mantenerle, un sentiero che deve essere costantemente tenuto pulito, la fertilizzazione che non deve mai mancare, una buona dose di CO2, ed ovviamente tutte le altre fasi della manutenzione che necessita un qualsiasi altro acquario. Non penso esista un acquario che necessita più manutenzione di questo; anzi sicuramente altri aquascapers avranno acquari che necessitano più manutenzione, ma difficilmente ci troveremo in questa situazione in un acquario dedicato ai pesci e al loro benessere.

Per terminare l'analisi di questo quadro, vorrei farvi notare quei poveri Carnegiella strigata, noti pesci che vivono in superficie. I pesci di superficie che si muovono in branco quando sono inseriti da poco in un acquario tendono a rimanere compatti e a muoversi circa 5-10cm sopra gli elementi d'arredo (piante comprese). Questo ci fa capire che sono stati inseriti (probabilmente insieme alle altre specie presenti) soltanto per la foto perchè normalmente nuoterebbero in modo differente rimanendo sotto la superficie dell'acqua nella zona di minore turbolenza, e possibilmente all'ombra!

Riassumiamo:

Abbiamo un bosco con tanti alberi.
Abbiamo un viale che io sinceramente non ho mai visto in un bosco naturale non frequentato dall'uomo.
Abbiamo alcune piante che vengono portate ad uno sviluppo estremizzato e spesso non presente in natura (questo aspetto non è molto evidente in questo acquario ma lo è solitamente negli altri aquascape).
E per concludere la vasca è stata fotografata sfruttando un atteggiamento dei pesci dovuto ad una fase di stress (non solo per l'inserimento in vasca ma anche per l'eccessiva illuminazione alla quale certi pesci no sono abituati). Sinceramente non vedo un grande rispetto per la natura! E poi li chiamano acquari naturali.



Nonostante la mia allergia per l'aquascape, molte delle conoscenze che ho sulle piante e sui fondi fertili le devo a persone molto competenti che ho potuto leggere soltanto grazie alla loro presenza su alcuni forum di aquascape. Frequentare questi forum è stata un'esperienza che mi ha aiutato a crescere e ad approfondire la mia percezione dell'acquariofilia, un'esperienza che consiglio a tutti pur nei limiti del rispetto delle esigenze delle specie viventi che ospitiamo.

25 ottobre 2014

Biotopo naturale, l'utopia degli acquariofili

Biotopo naturale


Il termine biotopo viene utilizzato in acquariofilia con estrema leggerezza e con un significato che si discosta di molto dal termine scientifico. Penso che la causa di ciò sia dovuta come al solito ai sistemi di informazione (o disinformazione) che nella loro grandissima professionalità utilizzano le parole che hanno un maggiore impatto comunicativo ma ben poco valore in determinati contesti.


Vediamo alcune definizioni per capire cosa è un biotopo:


Odum nel 1971 definisce l’ecosistema come: "l'unità che include gli organismi che vivono insieme in una certa area (comunità biotica o biocenosi), interagenti con l'ambiente fisico (biotopo) in modo tale che un flusso di energia porti ad una ben definita struttura biotica e ad una ciclizzazione dei materiali fra viventi e non viventi all'interno del sistema".


Per permettere a tutti di capire di cosa stiamo parlando non è il caso di complicarci la vita con il concetto di flusso di energia. Quindi nella definizione di ecosistema tralasceremo la definizione data dalla moderna ecologia e ci soffermeremo soltanto sull'aspetto primario che caratterizza ogni ecosistema e che solitamente è pienamente esplicitato nel nome dell'ecosistema (vedi sotto).

Definizioni


L'ambiente è costituito da elementi biotici (esseri viventi) ed elementi abiotici (materia inanimata) tra i quali vi sono dei legami. Ad esempio una pianta potrebbe vivere soltanto su un determinato terreno calcareo.

L'ecosistema è una piccola zona dell'ambiente con una determinata caratteristica predominante (o un insieme di caratteristiche). Quando si decide di studiare un ecosistema quindi si studia quell'area geografica che presenta quella determinata caratteristica.

Un ecosistema potrebbe essere l'ambiente marino alle pendici del vulcano Stromboli (quindi le caratteristiche predominanti che ci interessano sono la presenza del vulcano che modifica l'ambiente naturale, e l'ambiente marino che riceve tale influenza).
Un altro ecosistema potrebbe essere la macchia mediterranea (la caratteristica di questo ecosistema è ovviamente la macchia mediterranea).
Un altro ecosistema potrebbe essere un vigneto del signor Rossi situato in una precisa località della Toscana (ecosistema caratterizzato dalla presenza di piante di Vitis vinifera). Se fossimo dei biologi potremmo raggiungere quel determinato vigneto, analizzarne tutti gli elementi abiotici e biotici e studiare i legami che questi hanno l'uno con l'altro.
Un altro ecosistema potrebbe essere una zona collinare di una certa località della Toscana, e il vigneto del signor Rossi che abbiamo citato potrebbe essere situato all'interno di questa zona collinare (avremmo quindi un ecosistema all'interno di un altro ecosistema).

Come possiamo facilmente intuire gli ecosistemi sono tantissimi perchè sono sovrapponibili dal punto di vista geografico.Ovvero una determinata area geografica può essere un ecosistema, ma può contenere al suo interno altri ecosistemi o parti di altri ecosistemi che si sviluppano anche su zone geografiche vicine.

Possiamo anche dire che il numero "X" di ecosistemi dipende dalla necessità di noi esseri umani di identificare, citare, o studiare, un numero "X" di ambienti con caratteristiche ecologiche particolari. Anche il nostro acquario è un ecosistema (anche se artificiale).


La biocenosi è l'insieme di forme viventi che abitano un preciso ecosistema (piante, animali, etc).
La biocenosi è quindi l'insieme di elementi biotici che fanno parte di un ecosistema.

Il biotopo è l'ambiente fisico di un certo ecosistema (rocce, acqua, terra, etc).


Quindi riassumendo: l'ecosistema è una parte dell'ambiente con una o più caratteristiche di nostro interesse, biocenosi e biotopo sono l'insieme di forme viventi e caratteristiche fisiche che caratterizzano un determinato ecosistema.


Considerazioni sull'utilizzo del termine biotopo


La prima cosa che dobbiamo tenere a mente è che se un biotopo è soltanto un insieme di caratteristiche fisiche, volendo avere anche le forme viventi che abitano tale biotopo dovremmo quindi dovremmo anche riprodurre la biocenosi ad esso collegato (e quindi tutto l'ecosistema). Più è grande l'ecosistema che prendiamo in considerazione e più il nostro intento è utopico.


A questo punto possiamo prendere alcune caratteristiche principali e generiche di questo ecosistema, una piccola parte delle forme di vita (piante,pesci,etc) e parte delle caratteristiche fisiche che possibilmente sono anche adatte alle forme viventi che ospiteremo, ma tutto ciò non è un biotopo perchè come abbiamo detto il biotopo è soltanto l'insieme di caratteristiche fisiche di un ecosistema

Oppure potremmo decidere di prendere come spunto soltanto una piccolissima area di un vasto biotopo (e quindi del relativo ecosistema) e riprodurlo con tutte le forme di vita che vi abitano in un certo periodo dell'anno. Anche questo modo di intendere il biotopo è utopico ed erroneo soprattutto quando citiamo un biotopo troppo vasto e non siamo in grado di identificare quale area di questio biotopo stiamo prendendo in considerazione. Oltre ad essere complicato riprodurre quelle caratteristiche fisiche è totalmente impossibile riprodurre le relazioni che le forme viventi hanno tra di loro e l'ambiente fisico in quell'area che prendiamo in considerazione.

L'acquariofilia è fin troppo piena di miti e favole, ogni tanto bisognerebbe fare un passo indietro anche sulla terminologia, o meglio lasciare i termini scientifici agli studiosi ed evitare di utilizzare parole che non conosciamo.

Un piccolo Biotopo come punto di partenza

L'unico modo che mi viene in mente per realizzare un biotopo è quello di ridurre drasticamente l'area di nostro interesse, ed anche in questo caso avremmo dei problemi. Piuttosto che parlarne genericamente voglio prendere in considerazione il biotopo dell laghetto del mio giardino, un ambiente molto piccolo che dovrebbe essere facile riprodurre in acquario.

Iniziamo dal fotografare il laghetto a varie profondità, fare una lista di tutte le specie viventi che vi abitano e fare una analisi chimica del fondo e delle rocce nei vari periodi dell'anno e vediamo come sorgono subito le prime difficoltà.

Il fondale che arriva a 1.5 metri nelle zone più profonde è una difficoltà perchè ci sono caratteristiche fisico-biologiche troppo differenti dalle zone meno profonde, inoltre alcuni pesci troppo grandi non potrebbero convivere in un acquario più piccolo di 500-1000 litri. A questo punto decido di ridefinire il mio biotopo che non sarà più il mio laghetto ma soltanto la parte meno profonda del mio laghetto.

Ma le difficoltà sono appena iniziate:
Nel periodo primaverile/estivo una gigantesca ninfea copre metà del laghetto impedendo alla luce di giungere sul fondo. In autunno molti insetti come le libellule depongono le loro uova che schiuderanno in primavera aumentando la fauna acquatica. Nel periodo invernale i pesci scendono sul fondo fra la melma in una sorta di letargo. Molte altre specie come rane, rospi, biscie, vivono nei pressi del laghetto e influenzano in diversi modi l'ambiente sommerso nelle varie stagioni.
Il variare delle stagioni e la presenza di specie che non vivono sempre in acqua mi impedisce di portare in acquario tutte le specie viventi che si alternano ed anche le caratteristiche fisiche variano troppo, basta pensare al fondo che è più o meno illuminato a seconda della vegetazione che si sviluppa o regredisce.


Alla fine la maggiorparte degli equilibri presenti tra biotopo e biocenosi nella parte meno profonda del mio laghetto non verrebbero riprodotti e dovrei limitarmi a raccogliere una piccola parte delle specie viventi del mio laghetto e cercare di farle convivere in un acquario. Progetto biotopo = fallito.

Io ho avuto difficoltà a prigettare un biotopo prendendo spunto da pochi metri quadri che conosco bene, pensate alle difficoltà che potete avere in ambienti molto più grandi e di cui sapete pochissimo...


Ci sono altri modi per definire e realizzare un acquario naturale?

Secondo wetman, l'autore di the Skeptical Aquarist, è più corretto parlare di ecotopo che di biotopo
L'ecotopo è un'area che presenta caratteristiche fisiche e vegetazione in modo omogeneo.

Tale definizione di ecotopo trova riscontro in un modo di fare acquariofilia, quello di concentrarsi su poche specie animali e vegetali dando loro la possibilità di popolare tutto l'acquario.

Se io dovessi utilizzare una definizione preferirei quella di Habitat: l'insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie di animali o di piante, o anche dove si compie un singolo stadio del ciclo biologico di una specie.

Ma anche questa definizione non mi soddisfa. Ma cosa ce ne facciamo delle definizioni e delle parole? Forse i nostri pesci vivranno meglio perchè definiremo il nostro acquario un biotopo o un ecotopo o un habitat?


In conclusione quello che possiamo fare è cercare di capire come reagisce una certa specie in varie condizioni e cercare di riprodurre quelle condizioni che più si adattano a quella specie per farla vivere in condizioni ideali. Forse le piante e le caratteristiche fisiche non saranno identiche a quelle del biotopo dove vive quella specie in natura? Si ma questo non vuol dire che i nostri pesci vivranno male perchè saremo riusciti, con piante diverse da quelle di quel famoso biotopo, a ricreare le giuste condizioni di vita.


http://www.skepticalaquarist.com/ecotopes
http://www.ecoage.it/definizione-ecosistema.htm
http://www.ecoage.it/ecosistema.htm

nota dell'autore: non sono soddisfatto delle conclusioni alle quali sono giunto, nonostante questo penso di poter pubblicare l'articolo perchè tutto quello che riguarda l'utilizzo del termine biotopo è stato detto in modo accurato.
probabilmente alcune conclusioni verranno riviste in futuro

-aggiornato il 5 dicembre 2014-